
L’allievo si specchia nel maestro, dopo che a giugno entrambi hanno resistito alla tentazione di dire sì all’Inter. Como-Genoa è anche Fabregas che sfida Vieira, oggi tecnici emergenti legati da vecchia data da un’amicizia sbocciata vent’anni fa nell’affascinante Arsenal di Wenger. In quel centrocampo e in quello spogliatoio Patrick era leader e capitano, mentre Cesc l’emergente con un talento da seguire con viva curiosità.
Oggi, e da un pezzo, li lega una stima profonda e sincera. Lunedì sera, a ridosso del posticipo che chiuderà la terza giornata, almeno per una manciata di secondi ci sarà spazio per un fulmineo amarcord prima di una battaglia calcistica all’ultima idea pallonara. Già, perché dalle rispettive panchine entrambi fin qui in carriera si sono sempre segnalati per un calcio tendente al brillante, al propositivo, fedele alla filosofia del “fare un gol in più” per vincere le partite.
Fa più o meno eccezione l’ultimo Genoa di Vieira, ma lì il francese salì in corsa a novembre e fu costretto a fare di necessità virtù, nel nome della salvezza.
Curioso il destino che a cavallo tra primavera ed estate, dopo il fulmineo addio all’Inter di Simone Inzaghi, li inserì nella ristrettissima lista dei papabili per raccoglierne il testimone sulla panchina nerazzurra.
Fabregas prima scelta di Marotta: “No, grazie!” annunciò piuttosto velocemente Cesc, puntando fino in fondo sulla grandezza del progetto Como. Patrick seconda scelta: stessa risposta, perché il legame col Grifone e col presidente Sucu è talmente forte da rifiutare la tentazione di correre per scudetto e Champions League.
E lunedì? Coriandoli di ricordi dei bei tempi londinesi, prima di mosse e contromosse che scandiranno questo Como-Genoa nel segno dei due amici dell’Arsenal. Chi la spunta, l’allievo o il maestro?
IL COMMENTO
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