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L'affetto dei tifosi blucerchiati si concretizza in numeri importanti, ben oltre i risultati deludenti ormai da anni
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Di cosa parliamo, quando parliamo di Sampdoria e dei sampdoriani? Parliamo di una piazza che, a dispetto dei risultati ormai catastrofici da anni, continua a far registrare numeri importanti, nel segno di una tenacia che va oltre l’andamento deludente della squadra.

In tema di presenze allo stadio, in serie A la Sampdoria è al 9° posto, con una media/partita di 20.757 spettatori/gara, alle spalle di Milan, Inter, Roma, Lazio, Juventus, Napoli, Fiorentina e Lecce e davanti a tutte le altre.

Per quanto invece riguarda gli ascolti tv, la Sampdoria è al 10° posto con 10 milioni e 928.577 telespettatori, per una media di 404.762 telespettatori a partita. I blucerchiati sono così a “centroclassifica”, alle spalle di Juve, Milan, Inter, Roma, Napoli, Lazio, Atalanta, Fiorentina e Torino, ma davanti a Sassuolo, Udinese, Cremonese, Monza, Lecce, Bologna, Salernitana, Spezia, Verona ed Empoli.

Neppure l’andamento terribile degli ultimi campionati, tre su quattro trascorsi costantemente a lottare per la salvezza, ha assottigliato in modo significativo la portata di un pubblico fedele a una squadra che ha vinto soltanto per un decennio, che non vince più niente da 29 anni ma che si è costruita nel tempo un patrimonio di affetto, non solo a Genova e in Liguria, che avrebbe meritato maggiore tutela ai tempi del controverso abbandono nelle mani di un personaggio che la sta, com’era - a lume di curriculum - prevedibile fin dal primo giorno, conducendo alla rovina.

I numeri del seguito di cui tuttora gode la Sampdoria sono significativi, per chiunque volesse misurarsi con la sfida prima di salvarla e poi di rilanciarla. Un investitore deciso a tutelare la storia di una società ormai tra le più prestigiose non partirebbe da zero, ma potrebbe contare su una base che non vede l’ora di potersi riconoscere in qualcosa di diverso da quello che le è stato inflitto nove anni fa. Sono numeri da centroclassifica in serie A, quindi più solidi di quelli da cui partì Paolo Mantovani nel lontano 1979. Difficilmente si potrebbe replicare quell’epopea, ma i sampdoriani stanno dimostrando di aver bisogno di qualcosa di diverso dalle vittorie. Si chiama appartenenza, decoro, orgoglio.