Sanità

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GENOVA-"Inclusione in ambito scolastico e lavorativo, solo così si offre ai ragazzi affetti da sindrome di down l'opportunità di autodeterminarsi". È l'inclusione il tema scelto per la Giornata mondiale della Sindrome di Down, giornata che si festeggia in tutto il mondo il 21 marzo. Perché proprio il 21 marzo? La sindrome di down, detta anche Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nella coppia cromosomica numero 21. Il tema "Inclusion means..." è il tema scelto per porre la lente di ingrandimento sui problemi legati alla partecipazione nella società che i ragazzi con questa disabilità devono affrontare ancora oggi. 

Fabio Marcenaro, che fa parte della direzione tecnica operativa della Fondazione Cepim di Genova, non ha dubbi sull'importanza di guardare al tema scelto quest'anno dalla comunità internazionale per capire al meglio come aiutare chi è affetto da sindrome di down, per cui Cepim lavora da ormai cinquant'anni : "Il tema è l'inclusione a 360 gradi. Da anni lavoriamo per i ragazzi con la sindrome di down e da qualche tempo anche di chi ha patologie genetiche rare. L'associazione è nata nel 1974, quando un gruppo di genitori ha creduto nella possibilità di avere risposte serie e precise per i loro figli, affetti dalla sindrome di down. Così hanno iniziato un percorso, credendo fortemente nell'importanza dell'inclusività in un periodo storico in cui c'erano ancora le scuole speciali partendo dalla riabilitazione precoce, fondamentale perchè evita la cronicizzazione delle manifestazioni di disabilità".

"Ad oggi seguiamo più di 350 persone su tutto il territorio ligure, persone dagli 0 anni fino all'età adulta - continua Marcenaro -, e abbiamo in consulenza altrettante famiglie. Le parole chiave alla base dei nostri servizi sono due: l'intervento precoce e la riabilitazione in ambito sanitario, puntuale e individualizzata, due pezzi del puzzle che è la base dei ragazzi per avere successo nella vita. Successo in ambito scolastico ma anche lavorativo.

"Abbiamo almeno 30 persone con contratti di lavoro stabile, altre 50 che hanno avuto l'opportunità di entrare in ambito lavorativo e 20 persone che vivono la loro vita al di  fuori del nucleo famigliare".

"Questi numeri sono la dimostrazione che l'inclusione è un passo fondamentale per dare alle persone affette da sindrome di down la possibilità di autodeterminarsi".