
Come si può dimenticare quella dolce serata di inizio aprile del 1974 nel quartiere di Albaro, alle spalle di Forte San Giuliano, tramutata in un incubo?
Il dottor Mario Sossi, allora quarantanovenne sostituto procuratore della Repubblica di Genova, viene afferrato da un commando delle Brigate Rosse, quasi sul portone di casa e infilato di forza in un furgone. Stava rientrando a casa dall'ufficio con i suoi pensieri di magistrato inquirente con molte inchieste, molti processi pericolosi nel suo curriculum.
Il commando è formato da terroristi già in clandestinità e da fiancheggiatori, ma sopratutto da due figure, Alberto Franceschini allora 24 anni e Mara Cagol, la pasionaria numero uno di quel terrorismo ai suoi pesantissimi esordi.
Sossi sparisce nel buio del primo sequestro targato Br, nella prima vera grande operazione di questo gruppo estremista, fondato pochi anni prima da Renato Curcio e, tra gli altri proprio da Alberto Franceschini.
L'Italia è quella del dopo strage di Piazza Fontana, delle prime fiammate di terrore nero e rosso, che la percorrerà per oltre un decennio. Ma in quel momento, quando Sossi sparisce nella serata di primavera, l'Italia non sa ancora cosa sta per succedere, né a lui, né alle sue istituzioni.
Solo la mattina seguente, dopo un volantino con la stella a cinque punte fatto trovare in una cabina telefonica di Genova dopo una telefonata all'Agenzia Ansa, si incomincerà a capire di cosa sono capaci le Br.
Ecco, Mario ti ricordi il grande stupore, quel brancolare nel buio di noi giovani cronisti davanti a quell'attacco terrorista che colpiva Sossi, ma anche la nostra città, il governo di Roma, dove al ministero degli Interni sedeva un genovese Paolo Emilio Taviani.
Il sequestro Sossi, cui “Ti ricordi?” dedicherà le prossime puntate, è una specie di spartiacque italiano, la prima dimostrazione di come lo spettro del terrorismo poteva dispiegare la sua forza, la sua organizzazione, le sue articolazioni e come poteva aprire una storia che ancora oggi non è tutta chiarita, resta piena di misteri, di segreti, perfino di connivenze inconfessabili tra i nemici dello Stato e i suoi servitori.
Racconteremo nel dettaglio i tre momenti del sequestro. Prima di tutto come avvenne, così all'improvviso e perchè “puntò” quel magistrato, sicuramente già nel mirino della politica estremistica di sinistra per essere stato sopratutto l'accusatore della banda XXII Ottobre, i cosidetti “Tupamaros della Valbisagno”, che poi furono battezzati come i “nonni delle Br”.
Il capo del commando era quell'Alberto Franceschini, morto da pochi giorni a 77 anni, dopo avere scontato quasi venti anni di carcere ed avere spiegato, dopo la sua riconquistata libertà, non solo i particolari di quell'operazione, ma le sue ragioni politiche. Non un pentito, tutt'altro, ma uno dei capi brigatisti, di origini politiche comuniste ortodosse e poi di scelte drastiche.
Fu lui con i suoi compagni e mettere in piedi il primo “processo del popolo”, cui Sossi fu sottoposto fino alla condanna a morte, fino al ricatto allo Stato di concedergli la libertà solo in cambio di quella di otto compagni della XXII Ottobre, detenuti nelle carceri dello Stato.
Il racconto ricostruirà le fasi concitate del sequestro, poi quelle choccanti del processo, della detenzione del magistrato, delle sue reazioni, di quanto accadeva ai vertici dello Stato, alle prese di un evento mai visto.
Emergeranno diverse figure che hanno scritto la storia del terrorismo, ma anche quelle dei suoi nemici, degli uomini delle forze dell'ordine che lottavano per scoprire una formazione di cui non si sapeva nulla.
Ti ricordi, Mario, come eravamo totalmente disarmati di fronte a quella aggressione sul piano dell'informazione e come abbiamo imparato proprio da quel momento a conoscere nomi, sigle, ideologia estrema, sfide della stella a cinque punte?
Mentre il destino di Sossi era in bilico, nel buio di una stanza insonorizzata, una piccola cella dentro a una villetta nascosta sulle alture di Tortona, l'Italia stava vivendo uno dei momenti più pericolosi per il suo equilibrio politico, quando la guerra fredda aveva forse oltrepassato il suo periodo più acuto, ma mentre invece il nostro Paese era al centro di tante contrapposte tensioni, spesso misteriose: le bombe fasciste sui treni, le stragi e il terrorismo rosso scatenato non solo con le Br.
Genova era una capitale delle Br, perchè la saldatura tra mondo operaio, quello delle grandi fabbriche, del porto pieno di lavoratori con la lotta armata e con le frange intellettuali universitarie nelle Facoltà diventate polveriere di estremismi, era uno degli obiettivi dei terroristi rossi, che volevano rovesciare il sistema partitico.
Incominciava una spirale che non avremmo mai immaginato dove ci avrebbe portato.
Per questi motivi seguire il sequestro Sossi, la sua sequenza, perfino quella del finale a sorpresa che ci avrebbe riservato e che racconteremo nelle puntate finali di “Ti Ricordi?, è come ricostruire una storia complessa che non solo per noi, testimoni coinvolti di allora, resta indimenticabile.
La prima puntata di “Ti ricordi?”, dedicata a Sossi, va in onda lunedì sera alle 22, 30, su Primo Canale. Repliche per tutta la settimana.
IL COMMENTO
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