In Liguria mancano 800 infermieri e l'università riesce a laurearne non più di 280 all'anno. Un deficit che rischia di mettere in difficoltà il sistema sanitario regionale, alle prese con le criticità della sanità a livello nazionale. I conti sono presto fatti: se non riusciamo a modificare l’organizzazione del lavoro e a incentivare la partecipazione ai corsi di laurea, rischiamo di avere una regione in sofferenza. E la situazione peggiora se si considerano le nuove esigenze sanitarie, come le case di comunità e le cure territoriali, che richiederanno ancora più personale qualificato. A lanciare l'allarme a Primocanale è Carmelo Gagliano, presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Genova e tesoriere nazionale.
In Liguria la più alta densità di infermieri in Italia
Nonostante la Liguria presenti la più alta densità di infermieri in Italia, con circa 7,01 infermieri ogni 1.000 abitanti (contro una media OCSE di 9,8), mancano comunque circa 800 professionisti e il numero di laureati in infermieristica è insufficiente: l’università riesce a formare solo 280 nuovi infermieri all’anno, una cifra che non basta a compensare le uscite dal sistema. "In Italia ne mancano 65mila e circa 35mila lavorano fuori".
In Liguria 850 episodi di violenza
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda la sicurezza degli operatori sanitari: "In Liguria si registrano circa 850 episodi di violenza contro gli infermieri ogni anno - racconta Gagliano - alcuni colleghi subiscono anche 4-5 aggressioni nel corso di un anno; le misure adottate sembrano dare qualche risultato, ma la strada è ancora lunga: la prima sensazione è che stiano calando complessivamente le aggressioni in Italia con le misure introdotte, ma è un percorso difficile".

Un lavoro prevalentemente femminile e sotto pressione
"Il mondo infermieristico è dominato da una presenza femminile significativa, che rappresenta circa il 78% del totale. Questo dato impone una particolare attenzione nell’organizzazione dei servizi sanitari, per rispondere alle esigenze specifiche di questa componente professionale".
Le cause della carenza e le sfide da affrontare
La carenza di infermieri è il risultato di diversi fattori: l’età media elevata degli operatori (oltre il 27% ha più di 55 anni), il numero crescente di pensionamenti, stipendi inferiori rispetto alla media europea (circa 48.931 dollari annui contro i 58.394 della media OCSE) e una ridotta attrattività dei corsi di laurea in infermieristica. Nel 2024-2025, infatti, la domanda di iscrizione ai corsi ha quasi eguagliato l’offerta, segno di un calo di interesse verso questa professione.
"Il problema nasce dalla transizione demografica in Italia, che significa che ogni anno nascono meno bambini. Noi ci dobbiamo confrontare con una diminuzione di giovani - sottolinea Gagliano - il 78% degli infermieri sono donne, quindi bisogna stare attenti nell’organizzazione dei servizi a questa presenza femminile, una componente fondamentale della forza lavoro sanitaria che, però, è anche vittima di un fenomeno spesso sottostimato: la violenza sul lavoro."
L’idea di ricorrere al reclutamento dall’estero appare poco praticabile: "Non si trovano infermieri nemmeno all’estero, perché la carenza è mondiale. Ci sono paesi con maggiore sensibilità a trasferirsi in Italia, ma i numeri non saranno sufficienti".
La soluzione, secondo Gagliano, passa da un investimento serio sulle risorse interne: "Si deve investire sui colleghi, aumentando il contratto perché si deve pagare di più chi studia di più, e offrire la libera professione a chi vuole lavorare in autonomia come infermiere, perché è capace e ha competenze".
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