
"La fine dei contratti con i medici gettonisti delle cooperative, a partire dal 31 luglio prossimo, rischia di lasciare i pronto soccorso senza personale sufficiente, soprattutto nelle realtà già colpite da carenze croniche di organico come per esempio nella Asl 1 imperiese, senza un 'piano B', il rischio concreto è la chiusura o la drastica riduzione dei servizi di emergenza-urgenza". E' questo l'allarme lanciato a Primocanale dal genovese Alessandro Riccardi, presidente nazionale Simeu e direttore del pronto soccorso dell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.
In Asl 1 più gettonisti che medici dipendenti
In Liguria al momento i servizi esternalizzati rimangono solo in Asl 4, ma per poche ore, e in Asl 1, dove il coinvolgimento è ben maggiore. In Asl 1, come già raccontato da Primocanale negli scorsi mesi, ci sono più gettonisti che medici del sistema sanitario. "Sono sei nel pronto soccorso di Imperia e coprono una sala visita mentre raddoppiano in quello di Sanremo dove coprono due sale visita - spiega Riccardi - dal 31 luglio andranno in scadenza i contratti e per l'estremo ponente andranno a terminare a novembre, mancheranno così un totale di 18 medici per l'emergenza e se non verrà trovata una soluzione si rischia di chiudere".
Un’emergenza nell’emergenza: la carenza di personale che paralizza i pronto soccorso
La cronica mancanza di medici specialisti ha costretto la Asl 1 a fare affidamento su medici a gettone, pagati tramite cooperative, per garantire l’apertura dei pronto soccorso. Ma con la scadenza dei contratti, senza un rinnovo o un piano alternativo, i reparti di Imperia e Sanremo rischiano di chiudere o di ridurre drasticamente l’attività, lasciando migliaia di cittadini senza un punto di riferimento fondamentale per le emergenze sanitarie.
"Simeu accoglie con piacere la direzione voluta dal Ministero di allontanarsi dai servizi forniti dalle cooperative per il pronto soccorso e l'emergenza preospedaliera - spiega Riccardi - va in linea con la nostra difesa della figura dello specialista e della nostra 'non sostituibilità' nei servizi d'emergenza-urgenza. Ci preoccupano invece i tempi di prossima scadenza dei contratti (da luglio in poi), che non sono rinnovabili a meno di deroghe valutate caso per caso: al momento, non vediamo all'orizzonte piani concreti per ripianare gli organici, anche per carenza di personale medico. Inoltre, la norma che impedisce il rientro di dipendenti del sistema sanitario nazionale entrati nelle cooperative, e i contratti dei singoli con le cooperative che spesso limitano il rientro nel servizio pubblico, creano ulteriori ostacoli".
La fuga dei medici anche per colpa dei costi degli alloggi
"A peggiorare la situazione c’è la fuga dei medici verso la Francia, attratti da condizioni lavorative e salariali migliori, e la difficoltà nel reclutare personale specializzato anche a causa della viabilità, dei collegamenti ferroviari e i costi per gli alloggi che rendono la Asl 1 meno attrattiva per i professionisti, e per superare questa difficoltà, l'ipotesi di una maggiore compensazione dei salari appare di buon senso."
Un problema che va oltre i confini liguri
La situazione di Imperia e Sanremo è lo specchio di una crisi nazionale che vede i pronto soccorso italiani in affanno, con carenze di personale, aumento degli accessi e condizioni di lavoro sempre più difficili. Secondo Riccardi "senza interventi strutturali, nei prossimi anni la medicina d’emergenza rischia di scomparire come specialità, sono necessarie soluzioni urgenti, che possono essere create unicamente dai decisori, per rendere disponibile la spesa risparmiata con la chiusura delle cooperative per le assunzioni e per fornire incentivi reali - in termini di indennità - per medici e infermieri che operano nell'emergenza-urgenza".
Quali sono le soluzioni?
Secondo Simeu servono: "Assunzioni straordinarie, incentivi economici e miglioramento delle condizioni di lavoro per attrarre e mantenere medici specialisti attraverso il riconoscimento del lavoro in pronto soccorso come usurante ma anche il potenziamento della medicina territoriale per ridurre la pressione sui pronto soccorso tramite una maggiore presa in carico dei casi non urgenti da parte della medicina di base e dei servizi territoriali e riforme strutturali per rendere sostenibile e attrattiva la professione medica in emergenza-urgenza".
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