C’è un momento nella vita in cui tutto cambia, un attimo in cui la strada che stavi percorrendo si trasforma in qualcosa di nuovo e inatteso. Per Vanni Oddera, campione di freestyle motocross, quel momento è stato nel 2009 in un vecchio taxi a Mosca che puzzava di pipì, dove "guardando l'autista senza gambe ho sentito qualcosa cambiare dentro perché la vita non è solo talento e fatica, ma anche fortuna, quella che non si sceglie, quella che si riceve senza meritarla: fortuna a nascere sani, in famiglie che ti amano, in paesi che ti offrono opportunità. In quel preciso istante ho deciso che avrei restituito quella fortuna, trasformando la mia passione per la moto in una missione di speranza e cura". Così Oddera ha raccontato a 'People - Cambia il tuo punto di vista' come è nata la mototerapia, oggi riconosciuta come terapia complementare che porta la moto anche dentro i reparti ospedalieri.
La mototerapia: una nuova frontiera della cura
Nel 2013 Oddera portò per la prima volta al mondo in un ospedale una moto, era il Gaslini di Genova. "Vedere una moto in un reparto ospedaliero era qualcosa di mai visto, quasi incredibile - racconta - ma la vera magia si è manifestata quando, a fine giornata, i genitori dei bambini coinvolti erano felici, grati di aver visto i loro figli tornare a essere bambini, a giocare, a divertirsi nonostante la malattia".
La mototerapia è stata riconosciuta come terapia complementare dal Senato il 20 novembre 2024 con 71 sì, nonostante le forti proteste dell’opposizione e di numerosi scienziati. La senatrice a vita Elena Cattaneo ha definito il provvedimento “imbarazzante” e “una legge spot senza capo né coda”, sottolineando l’assenza di evidenze scientifiche a supporto e accusando il Parlamento di promuovere una “legislazione antiscientifica” che spaccia per terapia un’attività ludica, mentre la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli ha difeso la norma come “un segnale importante di cambiamento” e un riconoscimento delle terapie complementari, sottolineando il valore della mototerapia nel migliorare il benessere psico-fisico e l’inclusione dei pazienti. Per Oddera " è un importante passo avanti che non vuole sostituire la medicina tradizionale, ma affiancarla, la medicina ti salva la vita, ma le terapie complementari possono rendere quel periodo migliore nei reparti, infatti, i bambini a volte si dimenticano di essere bambini: la mototerapia li riporta al gioco, alla spensieratezza, migliorando la loro qualità di vita".

Storie di coraggio e speranza
Tra le tante storie che Vanni ricorda con emozione, c’è quella di un bambino autistico in Sicilia: "Caricarlo sulla moto sotto il sole è stato difficile, ci sono volute tre ore, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. La famiglia, con tre bambini autistici, ha vissuto un’esperienza unica. La mamma ha poi raccontato che quella sera il bambino è riuscito a dormire da solo, un piccolo grande traguardo".
Un futuro di mototerapia in tutta Italia ed Europa
Qual è oggi il sogno di Vanni Oddera? "Ora che la mototerapia è legge, si stanno creando protocolli con il coinvolgimento di ospedali, governo e Federazione Italiana Motociclismo, l’obiettivo è formare gruppi in tutta Italia e in Europa, per portare questa terapia complementare in sicurezza e con professionalità ovunque ce ne sia bisogno.
Il sogno di Vanni Oddera è chiaro: "Voglio che la mototerapia diventi una realtà diffusa, che tanti gruppi nascano e portino avanti questa meravigliosa terapia, regalando sorrisi e speranza a chi lotta ogni giorno".
Lo studio
La mototerapia è stata oggetto di studio da parte dell'équipe medica presso il reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita di Torino su un campione di 50 pazienti, di età media 9,2 anni, dei quali il 43% maschi e il 73% affetti da leucemia, da 50 genitori di età media 33,2 anni dei quali 83% femmine e 25 operatori sanitari tra medici e infermieri dei quali il 95% di sesso femminile. Durante i vari appuntamenti in ospedale con i campioni di freestyle motocross sono stati sottoposti dei questionari per valutare soprattutto lo stato emotivo prima e dopo i momenti di mototerapia. In particolare per i piccoli pazienti l'obiettivo era misurare la loro percezione del dolore, le emozioni e sensazioni, il senso di autonomia e autosufficienza. Per i genitori ci si è concentrati sul livello di stress e sulle emozioni e infine per gli operatori si è misurata la percezione degli effetti della mototerapia sui pazienti.
I risultati dell'indagine, pubblicati sulla rivista European Journal Of Integrative Medicine, "hanno confermato gli importanti benefici assicurati dalla mototerapia in termini di riduzione nella percezione del dolore, per quanto riguarda i pazienti, nonché di riduzione del livello di stress, per quanto riguarda i genitori, con aumento per gli uni e per gli altri delle emozioni positive a discapito di quelle negative".
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook
IL COMMENTO
Elezioni a Genova: l’effetto Salis, le periferie e la campagna di Piciocchi
79 anni dalla nascita della Repubblica: tra memoria storica e sfide dei referendum di oggi