Sanità

Dopo il sequestro del centro genovese Le Maree, si accende il dibattito sul parto fuori dalle strutture ospedaliere
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Consiglierebbe a una sua paziente di andare a partorire in un centro non medicalizzato o di affrontare il parto in casa? "No nella maniera più assoluta, ma questa è anche la posizione della Società italiana di neonatologia". Così a Primocanale il dottor Rodolfo Sirito, capo dipartimento interaziendale materno infantile Asl3 -Ospedale Evangelico. Dopo il sequestro della casa maternità Le maree di Genova (LEGGI QUI) e le indagini nei confronti di 4 ostetriche, si dibatte sui parti in casa o nei centri lontani dall'ospedale. Una tendenza che è ripresa negli anni contro l'estrema medicalizzazione del parto.

Sono tanti i casi di parti con complicanze? "La prima causa di morte materna per l'evento parto è l'emorragia del post partum che si verifica nel 15 per cento dei parti e nel 3-4 per cento è grave. Nei Paesi dove il parto a domicilio è utilizzato più che da noi comunque il trasferimento dal domicilio all'ospedale in urgenza arriva sino al 30 per cento".

Cent'anni fa le donne partorivano in casa, spiega Sirito, e "il fatto di avere portato l'evento parto negli ospedali va considerata una conquista di civiltà".

I dati parlano chiaro: considerando la mortalità da parto delle donne, nelle anni Cinquanta del secolo scorso era di 100 casi ogni 100mila in Italia, adesso è di meno di 5 casi ogni 100mila. "L'Italia si colloca come uno dei posti più sicuri al mondo per partorire in ospedale. La mortalità dei neonati è diminuita con gli stessi termini ed è diventata un numero piccolissimo rispetto a 80 anni fa", continua Sirito.

"Come risposta al fatto di partorire in ospedale a cui si imputava una eccessiva medicalizzazione, negli ultimi anni c'è stato questo ritorno con un presupposto ideologico al parto a domicilio o in strutture demedicalizzate. Questo è un aspetto che può essere gratificante per la madre dal punto di vista emotivo e dell'accoglienza però non può non creare dei rischi aggiuntivi perché l'ospedale è in grado di garantire margini di sicurezza che nessuna altra struttura può garantire. L'evento parto è fisiologico ma può diventare patologico e ci può essere necessità di intervenire repentinamente".

Conclude il direttore: "La sintesi tra queste due posizioni è quella delle unità ostetriche: l'ostetrica è perfettamente titolata ad assistere il parto fisiologico e l'organizzazione di molti reparti ospedalieri fa sì che al momento dell'ingresso della partoriente in ospedale questa venga valutata dalla diade ostetrico e medico ginecologo e se viene valutato come parto a basso rischio questo può esser assistito in autonomia dall'ostetrica con il medico pronto a intervenire. E questa è la sintesi più sicura di demedicalizzazione del parto".