Sanità

Per il direttore DIAR Malattie infettive della Liguria le scelte fatte sono state le migliori
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“Credo che la lettura che si sta dando di quelle due terribili settimane da parte della magistratura sia un grande errore che fa solo l'interesse dei negazionisti e dei no-vax”. Non usa mezzi termini a Primocanale il professore Matteo Bassetti, direttore DIAR Malattie infettive della Liguria, per commentare la maxi-indagine in atto da parte della procura di Bergamo sulla pandemia del Covid-19: “C'è una lettura completamente errata, si sta dicendo che si doveva chiudere prima e chiudere di più. Nella realtà stanno celebrando come un grande successo della loro linea quelli che invece non avrebbero mai voluto chiudere, o quelli che in qualche modo hanno sempre pensato che i medici fossero lì per fare il male dei pazienti e non invece per darsi da fare come abbiamo fatto tutti noi per curare la gente. È chiaro che quando la magistratura entra a gamba tesa in un argomento che evidentemente non conosce come quello della gestione di un virus sconosciuto, i risultati sono questi”.

Se si vuole analizzare che cosa è successo in Italia negli ultimi tre anni, continua Bassetti, si deve andare indietro nel tempo e guardare alle responsabilità politiche, e cioè il non avere rimodernato il piano pandemico che era del 2006, nonostante nel 2014 e nel 2017 l'Organizzazione Mondiale della Sanità avesse detto che sarebbe potuta arrivare una nuova, grande infezione: “E la colpa è di chi doveva decidere nel 2020 o di chi nei anni 14 anni precedenti non ha fatto quello che gli era stato chiesto di fare? C'è bisogno di un'inchiesta penale per capirlo? E' evidente che se l'Italia non era pronta a gestire una pandemia, come purtroppo è stato dimostrato, non è per colpa di chi era lì in quel momento ma perché non erano stati presi tutta una serie di accorgimenti: non era stata fatta una ricognizione dei posti in terapia intensiva, non avevamo né mascherine né tutta una serie di presidi che non possono essere imputati a chi c'era in quel momento”.

Nell'aggiornare il piano pandemico tra il 2006 e il 2020, quanti ministri della Salute e quanti direttori generali del ministero ci sono passati?, si chiede Bassetti. Neanche uno. E allora perché dare la colpa a Brusaferro e Locatelli? Se passa questa linea nessuno vorrà più sedersi in quei comitati perché alla fine se prendi una decisione al buio rischi di essere portato sul banco degli imputati: “Sapete che cosa dovevamo fare secondo la magistratura? Alzare le mani. Arrenderci. Fare morire tutti fino a quando non ci fosse stato uno studio randomizzato, controllato con cura. Per fortuna non è quello che abbiamo fatto, piuttosto abbiamo sperimentato e capito ciò che era meglio fare, e prima di altri: per esempio che era meglio usare il casco piuttosto che intubare le persone molto presto. Tutte queste cose le abbiamo fatte al buio quando non c'era nulla salvando tanta gente mentre secondo i magistrati avremmo dovuto applicare unicamente delle evidenze che allora non c'erano”.

Per Bassetti è poi profondamente sbagliato guardare soltanto a quei primi quindici giorni, così come ascoltare soltanto il pensiero del professor Cristanti, peraltro “rispettabilissimo collega”: “Io sono stato sempre molto critico: lockdown troppo lunghi, scuole chiuse quando non si doveva, mascherine all'aperto quando si potevano non usare. Però nessuno mai ha criticato quei 15 giorni quando non fu fatta la zona rossa. E' chiaro che col senno di poi probabilmente andava fatta, ma in quel momento chi doveva decidere era in grado di poter prendere una scelta sapendo che era la migliore? Io non credo e quindi non possiamo accusarli di epidemia colposa. Penso piuttosto che per come siamo arrivati a gestire la situazione abbiamo fatto benissimo e dunque mi dispiace questo esercizio patetico che stiamo facendo secondo il quale in Italia saremmo stati i peggiori. Non è così e lo rivendico. Per me, per gli altri colleghi, per gli infermieri, per i militi e per tutti quelli che si sono fatti un mazzo così e hanno fatto molto bene”.