
Genova di nuovo bloccata. Ancora una volta una parte della città è rimasta paralizzata. Non per un evento eccezionale, ma per i traghetti. Bastano poche ore di arrivi massicci per trasformare le strade in un ingorgo infinito, costringendo i residenti di Sampierdarena e dintorni a respirare gas di scarico a pieni polmoni. Un copione che si ripete, puntuale come un orologio svizzero, ogni estate.
Gli uomini della Protezione Civile sono dovuti intervenire per assistere automobilisti esasperati. Ma le cause sono note da tempo: vie di accesso insufficienti, segnaletica carente, traffico mal gestito. Mappe e navigatori non possono supplire a una segnaletica inadeguata. Ogni estate la stessa scena: auto straniere che vagano, turisti irritati prima ancora di imbarcarsi, residenti bloccati in casa.
Il piano regolatore portuale
Si parla di nuovi moli e investimenti, ma nessuno affronta la domanda chiave: il terminal traghetti è nel posto giusto? Può reggere i picchi estivi? O è arrivato il momento di spostare parte degli imbarchi in zone meno centrali per salvare la città dal collasso.
Urge un impegno politico
Questa emergenza non si risolve con qualche transenna. Servono decisioni coraggiose. Salis e Paroli, siete appena entrati in carica, ma è il momento di agire per una città–porto che non può continuare a subire così. Oltre a fumi delle navi e camion in transito, ora Genova subisce anche il blocco totale per troppi traghetti in contemporanea. Presidente Paroli e sindaca Salis: prendetevi l’impegno di intervenire subito. Se tra un anno la scena sarà la stessa, la responsabilità sarà anche vostra. E invitiamo il presidente Paroli e il nuovo comitato di gestione del porto (che ha al suo interno l’avvocato Coppola espressione proprio della Città Metropolitana) a prendere in mano sul serio questa situazione e valutare le soluzioni da mettere sul tavolo.
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IL COMMENTO
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