Porto e trasporti

Il presidente di Assarmatori a Primocanale fa il punto della sitazione
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Le tensioni nella regione sud del Mar Rosso stanno avendo un impatto significativo sul settore marittimo italiano. La situazione di grave pericolo ha costretto la gran parte delle società di navigazione europee a disertare l’attraversamento del Canale di Suez per scegliere rotte meno insidiose. Ne parliamo con Stefano Messina, presidente di Assarmatori e proprietario di una flotta di navi portacontanier.

Presidente Messina, alla luce di quello che sta succedendo nel Mar Rosso qual è lo stato d’animo degli armatori? Siete preoccupati?

“Certamente sì, non possiamo non esserlo. Stiamo vivendo quella che è una vera e propria emergenza e come tale tutte le compagnie interessate ai transiti nell’area dello stretto di Bab al-Mandab stanno monitorando la situazione in tempo reale, giorno per giorno. Direi che ancora una volta il trasporto marittimo sta confermando la sua grande capacità di adattamento: dopo lo ‘choc’ dei giorni dei primissimi attacchi, alcune rotte sono state modificate con il passaggio da Capo di Buona Speranza, quindi circumnavigando l’Africa, in altri casi continuando a passare da Suez”.

Questo però comporta un aumento dei costi, in che termini?

“Aumentano i costi per le compagnie di navigazione, indubbiamente. La circumnavigazione dell’Africa comporta transit time più lunghi, quindi maggiori esborsi legati al costo-nave e al carburante; tuttavia resta garantita la continuità dei servizi e degli approvvigionamenti, che non sono minimamente in discussione”.

Quali possono essere le conseguenze per Genova e in generale per i porti della Liguria?

“Diciamo la verità, ma senza fare allarmismi. Un aggravamento della crisi, e tempi lunghi della stessa, potrebbero incidere sul nostro più che su altri Paesi, e quindi sui porti liguri che sono fra i principali scali italiani, ma oggi fortunatamente non è ancora così. La posizione geografica dell’Italia, proprio al centro del Mediterraneo, genera in questo scenario criticità collegate alle tensioni geopolitiche. Allo stato attuale l’impatto economico della tensione nel Mar Rosso e ora anche nello Stretto di Hormuz ha avuto ricadute negative marginali per il sistema-Italia: i prezzi del petrolio e del gas sono stabili, e la stessa considerazione vale per le materie prime e per i noli, sia quelli relativi ai carichi secchi sia per i trasporti di carichi liquidi. Si segnalano incrementi delle rate di nolo per il trasporto containerizzato nelle ultime settimane, imputabili alla necessità di recupero dei maggiori costi di cui abbiamo appena parlato, soprattutto nell’import”.

Eppure la circumnavigazione dell’Africa sembra favorire i porti del Nord Europa…

“A lungo andare potrebbe essere così, ma come in tutte le emergenze ritengo poco serio fare previsioni a lungo termine e credo che il ruolo centrale del Mediterraneo, e quindi di Genova e del sistema portuale della Liguria, non verrà meno. È interesse comune dell’Occidente e di gran parte dei Paesi del Medio Oriente e del Golfo Arabico tenere aperta ed efficiente la rotta che passa attraverso il Canale di Suez. Le operazioni internazionali e la presenza dell’area della Marina Militare del nostro Paese sono, per noi armatori italiani, estremamente importanti e vanno proprio in questa direzione”.