Porto e trasporti

Tempo di bilanci di fine anno con il presidente del porto di Genova-Savona
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GENOVA - E' stato un 2022 a dir poco brioso per il presidente del porto di Genova-Savona Paolo Emilio Signorini che ha portato a casa, non senza ostacoli che potevano sembrare insormontabili, l'assegnazione dei lavori della nuova diga, che cambierà i destini del porto per il prossimo secolo almeno. Lo incontriamo per un bilancio di fine anno. 

Presidente, che 2022 è stato?

"È stato un 2022 certamente storico, in prospettiva forse epocale nel senso che abbiamo portato a compimento l’aggiudicazione di tutte le opere del programma straordinario, sono 2 miliardi e mezzo di opere aggiudicate in tre anni e mezzo, l’ultima la più importante è stata la diga. Abbiamo firmato il contratto alla fine di novembre, abbiamo avviato i cantieri il 15 dicembre e ora sono in corso sondaggi, campi prove, quindi direi sicuramente una svolta e ora dobbiamo fare bene in quattro anni l’opera per dare a Genova gli specchi acquei che merita un porto così importante".

 La primavera del 2023 sarà il momento in cui si vedranno veramente i mezzi operare? 

"Anche prima, le navi, la predisposizione dell’area di produzione dei cassoni, alcuni sondaggi che non sono fatti per la progettazione ma per l'avvio dei lavori sono in corso, però fondamentalmente abbiamo detto da aprile 2023 l’avvio delle vere proprie attività in sito". 

Il presidente della Regione Toti ha di recente scherzato dicendo che le dedicheranno una statua. La diga certamente è un’opera epocale, lei resterà nella storia presidente...

"Guardi (ride) le statue preferisco lasciarle ad altri... sono una categoria un po’ ambigua! Sicuramente l’opera è epocale per la città, ci abbiamo lavorato tutti, Regione, Comune, Autorità portuale che la ha voluta, abbiamo avuto l’appoggio del Governo, è un’opera che trascende la città, in questo senso Genova penso che abbia veramente riacquistato una rilevanza nella portualità del Mediterraneo ed europea indiscutibile".Le chiedo se dovesse raccontare ai genovesi, che poi vivranno anche i cantieri, perché la diga è così importante in parole semplici?

"Il primo dato è questo: se noi tenessimo la diga attuale Genova perderebbe traffico rispetto a quello di oggi, perché arrivano navi sempre più grandi, perché le regole di accessibilità tecnico nautica sono molto più severe, giustamente, per i profili di sicurezza di quelle che erano quarant’anni fa, Genova ha anche pagato sulla propria pelle alcuni incidenti che sono successi, per cui oggi se manteniamo gli specchi acquei che abbiamo non è che non aumentiamo, ma  andiamo indietro. Il secondo punto è che noi abbiamo tutto il bacino commerciale di Sampierdarena con le famose calate africane, le banchine a pettine, che era un modello novecentesco, oggi quel modello di banchina non è più assolutamente idoneo, ma non solo alle mega container, non è idoneo a navi di 300 metri, che sono ormai la regola nei container, nei ro-ro e fra un po’ rischiamo che lo diventino anche nelle rinfuse, e quindi da questo punto di vista, guardando invece adesso allo sviluppo del nostro porto, è fondamentale che tutto questo avvenga. Questa cosa riguarda anche le crociere, ricordiamoci che le navi da crociera fra poco raggiungeranno i 400 metri, abbiamo un bacino di evoluzione estremamente sacrificato quindi anche su questo fronte è fondamentale. Terzo aspetto è che espandendoci a mare noi consentiamo sviluppi futuri oggi anche imprevedibili, non solo nel settore commerciale, non solo nel settore passeggeri ma anche in tutta l’area industriale che oggi come tutti è molto compressa tra le aree di lavoro disponibili, la città e il mare aperto, quindi è fondamentale. Ce lo insegnano gli olandesi, se guadagno spazio al mare, è tutto uno spazio che si riesce a valorizzare".

Come pensa di poter utilizzare gli spazi che si libereranno a terra? 

"Faremo sicuramente i tombamenti nelle calate africane, quindi in tutti i moli a pettine di Sampierdarena, potremmo avere una espansione delle attività passeggeri, ro-pax, crociere, dedicando tutto il bacino storico. E nell’area di levante, dove abbiamo le riparazioni navali e la nautica da diporto e i grandi yacht. Vede, noi siamo partiti che i grandi yacht si facevano in un’area dedicata ai grandi yacht ma ora vanno nei bacini di carenaggio che erano stati concepiti per le navi, è tutto un aumento di dimensione. In quell’area delle riparazioni navali e della nautica da diporto attualmente noi abbiamo un’interdizione, per cui il canale con la diga esistente continua ad essere assegnato alle navi da crociera, ma in prospettiva è immaginabile di guadagnare degli spazi per alcuni, con alcuni tombamenti, poi quando avremo un nuovo canale con la diga nuova lì potranno essere espanse le attività di costruzione e riparazione di navi e grandi yacht".

Il 2023 sarà un altro anno cruciale per i prossimi cinquant’anni, perché verrà disegnato il nuovo piano regolatore portuale.

"Esatto, io è da sei anni che sono presidente del porto, devo dire che è stata una corsa, abbiamo prima affrontato tante emergenze, poi ci siamo dedicati per tre anni e mezzo al recupero del gap infrastrutturale pesante accumulato dalla città e dal porto, cosa che Primocanale ha sempre documentato, finalmente possiamo adesso guardare anche a qualche cosa di più ampio respiro, possiamo guardare ai prossimi 30- 40 anni della città, facendo scelte, nel 2023 con la Regione e con il Comune, che diranno come noi ci immaginiamo lo sviluppo industriale e commerciale ma anche ricreativo, di riqualificazione delle aree di porto e città che immaginiamo. Genova è stata antesignana, ha avuto un piano regolatore nel 2001 con presidente Gallanti, il primo piano regolatore che fu adottato dopo la riforma, e furono fatte scelte importanti, ci sono stati altri momenti di grande immaginazione del futuro della città. Forse la novità vera di questo nuovo piano è che noi nei prossimi otto mesi acquisiremo studi specialistici per capire dove va, qual è il futuro dei settori industriali, del terziario, dei servizi, dell’economia digitale, della transizione energetica, della transizione ecologica, che possono avere un futuro a Genova. Questo è molto importante perché noi a Genova è vero che abbiamo poche aree, ma quelle che abbiamo le dobbiamo dedicare ad attività che hanno un futuro nel mondo, noi sappiamo che alcune attività del porto sono in decadenza, altre in espansione, così vale per l’industria, dobbiamo dedicare le aree che abbiamo ad attività che abbiano un futuro per la città portuale".

Ci sono tre temi che potrebbero avere sviluppi importanti nel 2023: trasferimento dei depositi costieri a ponte Somalia, aree ex Ilva inutilizzate e tunnel subportuale?

"Viene benissimo il discorso dei depositi costieri e delle aree ex Ilva in ragione di quello che ho appena finito di dire: la discussione che noi abbiamo avuto storicamente a Genova su queste due vicende a mio parere è una discussione con un approccio difensivo, abbiamo questo problema di Multedo dove li mettiamo? Abbiamo le aree ex Ilva che non riescono ad avere un disegno industriale, che cosa facciamo? Il ragionamento del piano regolatore è che cosa ha senso sviluppare in questa città, cosa darà lavoro, investimenti, cosa ci farà stare alla frontiera tecnologica. Su quello il porto, la città e la Regione devono diventare più aggressivi... ora dire che Bucci non è abbastanza aggressivo sarebbe sbagliato... infatti su entrambe le questioni  sappiamo che il sindaco ha buttato il sasso nello stagno. A me piacerebbe che entrambe queste vicende lo fossero collocate una in un discorso del tipo: qual è l’importanza della chimica per Genova? Per l'altra, qual è l’importanza della siderurgia per Genova? Secondo me così facendo ricaviamo anche la possibilità di fare destinare parte di quelle gare a utilizzi integrativi, alternativi, però dobbiamo ragionare in senso pro attivo".

E il tunnel subportuale?

"È molto legato al piano regolatore portuale, perché parla di nuove destinazioni d’uso, di valutazione dell’impatto ambientale delle opere infrastrutturali necessarie per sostenere il disegno complessivo. Il tunnel a mio parere per i genovesi ha una valenza molto chiara: quando è caduto il ponte Morandi noi ci siamo trovati con una sola arteria est-ovest e neanche tutta completa, rapidamente siamo passati a tre, cioè il ponte San Giorgio, lungomare Canepa con la Guido Rossa e la Superba, che danno alternative ad esempio anche in caso di incidenti. In città abbiamo la sopraelevata, opera straordinaria che ha fatto vivere Genova, perché avevamo solo quella. Secondo me è più che opportuno avere due possibilità, il tunnel subportuale e la sopraelevata, vediamo se tutta su o in parte giù quello lo deciderà la città probabilmente". 

 

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