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I pentastellati chiedono che il presidente di Regione Liguria, agli arresti domiciliari, si dimetta
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GENOVA - Lo hanno definitivo l'affaire Toti-Spinelli-Signorini-Cozzani, così il Movimento Cinque Stelle, che in questi giorni ha giurato battaglia, si è dato appuntamento al Cap di via Albertazzi per affrontare due tematiche al momento dirimenti. Da una parte il terremoto giudiziario che si è abbattuto sul presidente Giovanni Toti, dall'altra la "questione" legata alla sanità pubblica. A due passi dalla Lanterna il Movimento ha riunito la dirigenza pentastellata, quella di oggi e quella di domani, passando per la vicepresidente Chiara Appendino. "Indipendentemente da come andrà l'indagine - spiegato i 5 Stelle -, leggendo le accuse emerge una grave responsabilità politica, etica, morale, di disciplina e di onore per ognuno di noi, che ricopre un incarico pubblico, che ha l'obbligo di rispettare". Dal 7 maggio scorso sono finiti agli arresti, domiciliari, insieme al presidente Toti, il suo capo di gabinetto Cozzani, l'imprenditore genovese Spinelli e l'ex presidente del porto di Genova Signorini (da subito trasferito in carcere). L'accusa a vario titolo è di corruzione e voto di scambio.

Il Movimento ha presentato alla Camera un'interpellanza per chiedere lo scioglimento del consiglio regionale, respinto puntualmente al mittente. La maggioranza infatti, sia in Regione che al Governo, si è mostrata da subito compatta, facendo quadrato intorno alla figura del governatore. "Il nodo qui è etico, morale, non legale - attacca la vicepresidente del Movimento Cinque Stelle Chiara Appendino -. Noi non ci arrendiamo a una politica fatta di yacht e caviale, a chi pensa che questo sia normale. A Roma stiamo provando a convincere la destra che serve una norma seria sul conflitto d'interessi. Questo succede a livello nazionale come regionale, quello che emerge è scandaloso, il governo smantella tutti gli strumenti di protezione dal malaffare". Il partito di Giuseppe Conte attacca l'esecutivo di Giorgia Meloni, reo di aver eliminato i trojan, definiti fondamentali anche in questa inchiesta della Liguria. "Oggi l’unica cosa che dovrebbe fare la politica seria di destra è di chiedere a Toti di lasciare la poltrona - prosegue Appendino -. In gioco c'è la dignità delle istituzioni, della politica, perché la Liguria ha bisogno di meglio, in un paese normale non dovremmo chiederlo noi, e invece è così. Chiediamo quindi dignità delle istituzioni e invece stiamo vedendo l’effetto opposto".

La richiesta di dimissioni del presidente Toti è il fil rouge che porta alle possibili elezioni anticipate, che potrebbero consumarsi nell'autunno di quest'anno. E allora, sullo sfondo, i primi incontri tra le forze di minoranza in consiglio regionale: dal Pd al M5s, passando per la Sinistra, fino ad arrivare ad Azione. "I temi", ripetono all'unisono dall'opposizione, anche attraverso le parole di Chiara Appendino. "Dove si può convergere con le altre forze politiche noi ci siamo, il punto adesso sono i temi, dove è possibile convergere sui temi negli interessi dei cittadini noi diciamo presente, i nomi verranno dopo. Azione e Italia Viva? Una settimana fa alla Camera li ho visti votare compatti su posizioni distanti dalle nostre, come per esempio quello legato all'eliminazione dei trojan. Ma detto questo, rimaniamo sui temi, ci saranno tavoli di confronto". Il modello Sardegna, con la vittoria di Alessandra Todde, espressione del Movimento, appoggiata da Pd e Avs, può essere una strada percorribile, anche se al momento il partito di Conte non spinge sull'acceleratore e non mette veti ai candidati dem. "Se esiste un progetto serio non abbiamo preclusioni, se si lavora su sanità pubblica, taglio delle liste d'attesa, questioni ambientali - chiosa Chiara Appendino -. Bisogna essere credibili non solo a parole ma anche a fatti".

Presente, tra gli altri, anche il senatore Luca Pirondini, che ribadisce con forza la posizione del Mov5s sull'inchiesta che ha coinvolto il presidente Giovanni Toti. "Si deve dimettere, chi ha un minimo di etica pubblica, e di morale, di fronte a un caso di questa portata, si dimette - commenta Luca Pirondini -. La battaglia contro la fondazione Change era di principio, e noi la perseguiamo dal 2017. Se hai fondi schermati nell'associazione e non ci dici chi te li ha dati, significa che c'è qualcosa che non va. Nel 2018 avevamo chiesto se dentro Change c’erano fondi di Benetton". Pirondini si riferisce al periodo subito successivo al crollo di ponte Morandi. "Da anni chiediamo trasparenza perché è normale che chi amministra dica da chi ha preso soldi, per capire se è libero o condizionato - ribadisce il senatore pentastellato Pirondini -. Siamo di fronte a un'attività torbida che va avanti dal 2017. Spinelli non pagava tutti e nessuno di noi ha mai preso un euro, abbiamo sempre avuto l'intelligenza di starne lontani. Chi si è comportato come loro deve dimettersi e restituire dignità alle istituzioni".

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