Politica

3 minuti e 26 secondi di lettura

Sarà il Tribunale di Genova ad "arbitrare" la "partita" apertasi tra Matteo Renzi e la Procura di Firenze. L'ex presidente del Consiglio ha infatti presentato una denuncia contro il procuratore del capoluogo toscano Giuseppe Creazzo (a destra nella foto), l'aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi, proprio nel giorno che la Procura fiorentina chiede il rinvio a giudizio per Renzi, gli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti e altre otto persone, in merito al caso dei finanziamenti alla fondazione "Open".

Renzi qualifica come "scandalosi i metodi utilizzati" e presenta una denuncia, che per competenza territoriale verrà trasmessa a Genova, su tre asserite violazioni di legge che a suo dire sarebbero state commesse dagli inquirenti toscani: l'articolo 68 Costituzione, che prevede che "i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni"; la legge 140 del 2003 che detta le disposizioni per l'attuazione del suddetto articolo e in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato; e l'articolo 323 del codice penale che punisce l'abuso d'ufficio. Renzi chiede di essere ascoltato dai pm genovesi e si riserva di presentare documenti utili a rafforzare le accuse, mentre in una nota del suo ufficio stampa così si raffigurano i tre magistrati: "Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal Csm", "Turco, che volle l'arresto dei genitori di Renzi, poi annullato dal Tribunale della Libertà" e "Nastasi, accusato da un ufficiale dell'Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell'ambito della morte del dirigente Mps David Rossi".

"Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini - incalza il capo di Italia Viva - possano in coscienza dire lo stesso. Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell'accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze". Più tardi, a "Porta a porta", Renzi ribadisce: "Io non mi fido di questi magistrati. Li denuncio. Ho il compito istituzionale di difendere chi non si può permettere una tribuna per spiegare che la legge è uguale per tutti, anche per i magistrati".

La difesa del senatore si riserva di produrre memorie difensive in vista dell'udienza preliminare, anche prima del dibattito parlamentare in Senato sul conflitto di attribuzione, che potrebbe tenersi nel mese di marzo. A metà dicembre la Giunta per le immunità del Senato aveva recepito le doglianze di Renzi, dando via libera ad una relazione che sollevava un conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale - di cui Giuliano Amato è appena stato eletto presidente - contro i magistrati di Firenze: i pm avrebbero dovuto chiedere l'autorizzazione per usare messaggi whatsapp ed e-mail nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione Open. L'ultima parola spetta però all'Aula che dovrà confermare se il caso sia di competenza della Corte costituzionale.

Nel frattempo, Renzi incassa la solidarietà di Giovanni Toti, con il quale sta lavorando a un progetto politico di aggregazione neocentrista: "Sono sempre stato garantista - dice il cofondatore di Coraggio Italia e presidente della Regione Liguria - e lo sono anche oggi nel ribadire che un rinvio a giudizio non e' una condanna. Solidarietà a Matteo Renzi, sono certo che ogni cosa verrà chiarita e non fermerà il suo lavoro per il Paese".

Anche Raffaella Paita, punto di riferimento ligure di Italia Viva e presidente della commissione Trasporti della Camera, fa sentire la sua voce a favore di Renzi e della Boschi: "Solidarietà e un grande abbraccio a Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che dopo aver subito anni di vera e propria barbarie con perquisizioni giudicate illegittime dalla Cassazione, fango mediatico, intercettazioni, potranno dimostrare nel processo l'infondatezza dell'inchiesta".
"Finalmente - aggiunge con altri tweet - si ferma lo spettacolo vergognoso orchestrato da certa stampa e dalla gogna giustizialista. E lo dico da persona che si e' trovata a subire un calvario giudiziario e mediatico finito con due assoluzioni piene. Non molliamo di un centimetro. Avanti a testa alta. Credo sia giunta l'ora in cui la valutazione dei pubblici ministeri debba tenere conto dell'esito di inchieste ostinatamente e pervicacemente portate avanti e poi rivelatesi completamente infondate".