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Il testo deve ancora passare alla Camera dei Deputati. L'obiettivo del Governo è quello di vararlo prima delle elezioni europee del 9 giugno
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ROMA - Dal Senato è arrivato il via libera all'Autonomia delle Regioni con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. "Con l'approvazione dell'autonomia oggi in Senato si è compiuto un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo - ha dichiarato il Ministro per gli affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli -. Avevo previsto che oggi sarebbe stata una bella giornata, e così è stato. Questa è una risposta che dovevo a quelle 14 regioni su 15 a statuto ordinario che ce l'avevano chiesto". Il testo però deve ancora passare all'esame della Camera dei Deputati. L'obiettivo del Governo è quello di vararlo prima delle elezioni europee del 9 giugno.

"L’approvazione da parte del Senato dell’Autonomia differenziata è un ulteriore, fondamentale passaggio nel percorso di attuazione di questa riforma destinata ad avere un enorme impatto sul nostro territorio. La Liguria è tra prime regioni ad aver fatto richiesta di adesione, ed è già stato effettuato un passaggio in Consiglio regionale, con voto positivo unanime - ha dichiarato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti -. Si tratta di un provvedimento che consentirà al Paese di crescere, e alla Liguria di proseguire in modo ancora più efficace in quel percorso di sviluppo che sta facendo registrare numeri straordinari. In particolare permetterà ai cittadini e ai territori di avere maggiori diritti: ogni realtà avrà la possibilità di puntare sul proprio modello di sviluppo, valorizzando le proprie peculiarità. Credo sia giusto che alcune decisioni vengano prese sul territorio, da chi ogni giorno lo vive e lo conosce: questo significa non solo maggiore libertà e possibilità di competere, ma anche maggiore responsabilità nei confronti delle persone. Io credo inoltre che dando maggiore autonomia ai governi locali rispetto al governo nazionale si riuscirà ad appianare le differenze, realizzando un obiettivo che in decine di anni il centralismo non ha saputo raggiungere".

Il ddl sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario è una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001. In 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Dopo l'ok del Senato il ddl Calderoli si avvia alla lettura a Montecitorio con un testo modificato in commissione e in Aula i cui principali punti sono:

- Richieste di Autonomia, partono su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli Enti locali.

- 23 materie, tra queste anche la tutela della salute. Ci sono poi, tra le altre, Istruzione, Sport Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Quattrodici sono le materie definite dai Lep, Livelli Essenziali di Prestazione.

- Determinazione Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni), la concessione di una o più "forme di autonomia" è subordinata alla determinazione dei Lep, ovvero i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito - è specificato nel testo - in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio.

- Principi di trasferimento, l'articolo 4, modificato in Aula al Senato da un emendamento di FdI, stabilisce i princìpi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni, precisando che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Dunque senza Lep e il loro finanziamento, che dovrà essere esteso anche alle Regioni che non chiederanno la devoluzione, non ci sarà Autonomia.

- Cabina di regia, composta da tutti i ministri competenti, assistita da una segreteria tecnica, collocata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie, e all'individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale.

- Tempi, il Governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Sato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima con un preavviso di almeno 12 mesi.

- Clausola di salvaguardia, l'undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del governo. L'esecutivo dunque può sostituirsi agli organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica. In particolare si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali.