Politica

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Nulla di fatto anche al terzo voto, ultimo a maggioranza qualificata, per l'elezione del 13° presidente della Repubblica. Lo scrutinio, con 978 voti, ha visto un'impennata delle schede per Sergio Mattarella, il più votato a quota 125. Alle spalle del presidente uscente, il candidato di bandiera di FdI Guido Crosetto che ha raccolto 114 voti, più del numero di grandi elettori del suo partito. Rrestano significativi i consensi per Paolo Maddalena (61). Spuntano anche voti per Pierferdinando Casini (52) e Giancarlo Giorgetti (19), oltre a Marta Cartabia (8), Pierluigi Bersani (7) e Luigi Manconi (7). 141 i voti dispersi, 412 le schede bianche e 22 le nulle.

Il quarto scrutinio giovedì 27 alle 11. Da domani si fa sul serio, con il quorum che scende alla maggioranza assoluta. "Domani é un altro giorno si vedrà. Come via col vento. Draghi e Casini - ragiona il cofondatore di Coraggio Italia Giovanni Toti, presente tra i Grandi Elettori come presidente della Regione Liguria - sono due nomi che circolano, sono due nomi di possibile mediazione. Forse. Questo dipende dai grandi partiti prima che da noi, evidentemente".

"Noi come abbiamo sempre detto, parte del centrodestra, lealmente facciamo tutto quello che é possibile per trovare un nome che ci faccia ovviamente arrivare ad avere un presidente il più possibile condiviso e il più possibile di garanzia. La ritualità dell'elezione del presidente della Repubblica comporta un minuetto democratico che credo sia fisiologico per la nostra Repubblica, entro certi limiti perché poi nel Paese ci sono anche altri problemi. I cittadini fuori da questa ovattata piazza - argomenta - hanno a che fare con le bollette, il Covid e i cigni neri che si aggirano sul nostro continente e speriamo di no con una crisi in Ucraina".

Quindi, una menzione del candidato finora non protagonista dei voti: "Draghi oggi non è un signore disoccupato sulle panchine che dà da mangiare ai piccioni. É un signore che governa la settima o l'ottava potenza economica del mondo. Se si toglie dalla scrivania di Palazzo Chigi per andare ad un'altra scrivania, occorre che qualcuno occupi quella scrivania e lo faccia con un governo il più funzionale possibile alle esigenze del Paese. Con Draghi ho parlato qualche volta in vita mia dei problemi delle regioni e del Covid, non delle sue, legittime in caso, aspirazioni né tanto meno degli equilibri di Governo. Quello dell'eventuale sostituzione di Draghi è inevitabilmente un tema non banale a cui se ci mettono la testa possono far fronte".