Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, "grande elettore" per il Quirinale, si dice possibilista sull'ipotesi di un "governo dei leader" proposta dal leader di Italia Viva Matteo Renzi in caso di elezione di Mario Draghi a presidente della Repubblica: "Noi ci staremmo indubbiamente, sia in un governo che si rafforzi, sia in un governo che dovesse sostituire il presidente del Consiglio con un altro elemento di mediazione tra le forze politiche".
LEGISLATURA - "Nessuno è indispensabile. Se Draghi dovesse essere il punto di caduta di un accordo ampio per il Quirinale - argomenta Toti in un intervento su una rete nazionale - penso che si troverà un presidente del Consiglio in grado di tenere insieme forze politiche che si sono assunte la responsabilità del Paese nell'ultimo anno, e non vedo perché oggi dovrebbero scassare tutto questo per andare al voto anticipato nel momento meno opportuno oltre al fatto che la federazione di centro cui stiamo lavorando è una gamba importante di questo governo e vuole dare il suo contributo per arrivare alla fine della legislatura".
BERLUSCONI - Toti è cauto sulla candidatura di Berlusconi, ipotesi che tra detto e non detto grava sullo scenario: "A Berlusconi consiglierei di contare bene i numeri. La sua candidatura sarebbe culturalmente, politicamente, antropologicamente assolutamente legittima, ma se il centrodestra avesse avuto una maggioranza nel Parlamento probabilmente governerebbe dal 2018 con una coalizione cristallinamente di centrodestra. Se Salvini e Conte hanno dovuto fare una alleanza, se Conte e il Pd ne hanno fatta un'altra subito dopo è evidente che i numeri non ci sono"..
"Silvio Berlusconi è uomo di Stato, prima che leader politico. E' l'uomo che ha governato più a lungo questo Paese: credo sappia fare sia i conti, sia ragionare politicamente per il bene del Paese. Poi saranno i leader dei partiti - conclude - a comprendere qual è il passo successivo".
NUMERI - "In un Parlamento particolarmente sfarinato, dove non c'è una vera maggioranza da nessuna parte e in cui nessuna componente ha in sé i numeri per imporre un proprio candidato, c'è da fare una riflessione su questi numeri e sulle possibili convergenze. indubitabilmente Silvio Berlusconi è il candidato del centrodestra: è stato deciso nell'ultimo vertice. Ma mettiamola così, è il candidato ove lui lo voglia. Abbiamo chiesto a Berlusconi una riflessione su questo e immagino lo stiano facendo anche tutti i partiti del centrodestra al loro interno. La sua candidatura è assolutamente legittima e doverosa perché è irricevibile da parte di tutti noi il fatto che il leader storico del centrodestra, che ne ha costruito le sembianze, non abbia la dignità di candidarsi. Dopodichè c'è il tema dei numeri perché la politica non è solo arte di volontà". Per Toti i prossimi saranno giorni cruciali: "La storia - ha sottolineato - ci ricorda che gli accordi si prendono sempre nelle ultime ore".
PROPORZIONALE - "Una riforma della legge elettorale - conclude - è indispensabile, in senso proporzionale ovviamente, senza alimentare la frammentazione già endemica del sistema. Toti caldeggia "una riforma con degli sbarramenti o con dei premi impliciti".
"E' piuttosto evidente a destra come a sinistra, che le coalizioni come le abbiamo conosciute - conclude - sono in seria difficolta'. Tra Conte, Letta, Leu sedersi allo stesso tavolo con le anime grilline su varie posizioni non e' facile. Così come abbiamo visto Italia viva molte volte votare con il centrodestra".
IL COMMENTO
Cuocolo, la dimostrazione che a Genova i "giovani" possono fare bene
Il senso civico di Besi