Torna in auge il "Piano Mattei per l'Africa", la formula che prende il nome dall'omonimo fondatore dell'Eni Enrico Mattei. L'imprenditore che negli anni '50 puntava alla collaborazione con i paesi africani per interrompere il modello di sfruttamento delle "7 sorelle" ereditato dal colonialismo. "Mattei fu un grande italiano, tra gli artefici della ricostruzione post bellica, credo che l'Italia debba farsi promotrice del suo 'piano' per costruire un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area sub-sahariana", aveva spiegato la premier Giorgia Meloni. L'obiettivo quindi, è quello di recuperare il ruolo strategico dell'Italia nel Mediterraneo.
Un approccio rivoluzionario, quello dell'ex deputato Enrico Mattei, che spronava i paesi africani a "scrivere il proprio destino, senza invece farlo scrivere dagli altri". Un piano che oggi, in maniera più "volgare" e riduttiva, potrebbe essere tradotto con l'esclamazione "aiutiamoli a casa loro", evitando la cosiddetta invasione spesso invocata soprattutto durante le campagne elettorali. La meta che l'esecutivo vuole raggiungere è quella di frenare e contenere le partenze, e per farlo occorre "agire direttamente sul fronte Sud del Mediterraneo". Il decreto Ong si articola su un "codice di condotta", con lo stop al trasbordo dei naufraghi e ai soccorsi multipli. A questo si aggiunge l'obbligo di chiedere il porto di sbarco all'Italia subito dopo aver effettuato il primo salvataggio, così le ong devono chiedere nell'immediato l'assegnazione del porto di sbarco che dev'essere - si legge nella norma - "raggiunto senza ritardo per il completamento dell'intervento di soccorso".
Per chi viola le regole sono previste sanzioni da 10 mila a 50 mila euro, oltre alla confisca della nave per due mesi. Ed è proprio per quanto riguarda i porti sicuri, che quello di Genova sarebbe stato individuato dal Governo per l'approdo delle ong e lo sbarco su territorio italiano. Palazzo Tursi sta mettendo a punto un piano per farsi trovare pronto, come ha ribadito da subito l'assessore alla Protezione civile Sergio Gambino: "Per noi non c’è nessun problema, siamo pronti a riceverli e a far sì che abbiano tutto il necessario per l’ospitalità”. Parole in linea anche da parte del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti che, appena appresa la notizia, aveva ribadito la disponibilità ad accoglierli, parlando di "giusto riequilibrio" rispetto agli attracchi al Sud.
"Uscire dalla stato emergenziale in cui la sinistra ha relegato il tema immigrazione per affrontare, invece, il tema in maniera strutturata con un piano che vado oltre gli slogan dell'accoglienza", questo l'obiettivo di Fratelli d'Italia, con le parole dei liguri Matteo Rosso, Maria Grazie Frijia e Stefano Balleari. Una stoccata alla politica di sinistra, accusata dal partito di Giorgia Meloni di aver alimentato le campagne elettorali sulla tragedia degli immigrati. "Genova porto sicuro? Non vedo quale sia il problema, anzi abbiamo la possibilità di dimostrare che l'accoglienza si può fare e bene - attacca il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Liguria Stefano Balleari -. Vedremo che le bugie della sinistra verranno smascherate ancora una volta partendo da quella più macroscopica legata alla scelta politica di mandare i migranti nelle città governate dal centrosinistra".
Genova città accogliente? "Sì lo è sempre stata e lo ha dimostrato con la sua cittadinanza" - spiega a Primocanale la consigliera comunale Cristina Lodi -. Auspico che questa disponibilità non sia solo di facciata ma sia davvero in grado di accogliere con un sistema di grande livello, e non come abbiamo già assistito alla lunga sistemazione in albergo dei minori non accompagnati. Per la dem Lodi è necessario un coordinamento stretto tra Città metropolitana, Prefettura e città di Genova, perché è necessario lavorare a un'accoglienza diffusa. "I comuni di centrosinistra hanno sempre dimostrato di essere pronti, ma serve un'organizzazione degna e che non scarichi poi sugli enti e sulle associazioni di volontariato tutta la gestione. Spero che il Comune ne sia all'altezza, perché è necessario assistere i migranti in questa che è una vera emergenza umanitaria".
Una Genova come Ancona, che in questi giorni ha accolto l'Ocean Viking, allestendo un punto di prima accoglienza con la distribuzione di pasti e kit di assistenza. Ma la polemica non si arresta, con lo scontro aperto tra, da una parte il ministro dell'Interno Piantedosi e dall'altra le ong e Medici senza frontiere. Al centro del dissidio la richiesta delle ong di un porto più vicino per attraccare la nave e far sbarcare i migranti, e la risposta del Governo che punta invece a uno smistamento tra le acque italiane che arrivi anche al Nord, come potrà accadere al porto di Genova.
IL COMMENTO
Isole pedonali? Meglio il caos che sfidare l’impopolarità
In Regione, in porto e a San Giorgio la passione per la divisa: dietro front!