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Da poco iscritta al Pd, dopo essere stata eletta senatrice nel collegio Sicilia, traccia gli obiettivi del Congresso del partito: "Tornare a parlare in mezzo alla gente dando risposte ai bisogni del Paese, e scegliere la nuova classe dirigente"
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GENOVA - "Si sta parlando di cambiare nome e simbolo: per me è un'assurdità. Teniamoceli, ma cambiamo modello, rimpolpiamolo di idee, di proposte e di capacità organizzative". Da neo iscritta al Pd, dopo essere stata eletta al Senato nel collegio della Sicilia, la genovese Annamaria Furlan interviene sul dibattito interno al Partito democratico: "Ho deciso di iscrivermi perché ritengo che in un momento così delicato come questo sia importante dare una mano - spiega - Il Pd deve tornare a dare risposte, dobbiamo tornare a rappresentare i bisogni di chi in questo Paese non sa come andare avanti. Ma è anche vero - aggiunge Furlan - che c'è un gap enorme tra quello che il Pd ha portato avanti e ottenuto nei vari governi di cui ha fatto parte, e l'immaginario collettivo. Spesso mi sono sentita dire che avremmo dovuto fare qualcosa in più su sanità, scuola, industria, lavoro; cose che però avevamo fatto, ma che non abbiamo comunicato perché non siamo più tra la gente".

Per Furlan, quindi, il Pd oggi deve imparare, dopo anni di governo, a fare opposizione "trovando i luoghi, le persone e gli strumenti con cui dialogare, con cui ascoltare e con cui allargare la partecipazione. Questo percorso che inizieremo nel Congresso nazionale - dice la senatrice - spero possa servire a individuare i bisogni più grandi e su questi definire il 'progetto Paese', dopo aver trovato il gruppo dirigente a tutti i livelli (non solo nazionale) che li possa portare avanti, anche con un po' di umiltà".