Politica

Gli studenti criticano il provvedimento del Governo, dibattito acceso tra i senatori liguri a Primocanale
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GENOVA - Il tema non è rave party sì o rave party no e non lo è mai stato. La polemica di questi giorni in merito al primo decreto legge varato dal primo consiglio dei ministri di Giorgia Meloni riguarda prevalentemente il testo in cui si punisce "l’invasione di terreni o edifici pubblici o privati per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica". Secondo la Rete Studenti Medi di Genova e l’Unione degli Universitari, si tratta di una misura pericolosa.

"Un agente di polizia potrebbe interrompere anche una banale manifestazione o una occupazione di un edificio scolastico o universitario per la generalità della norma stessa, basta anche una sola persona più di 50 presenti per far scattare l'intervento dell'autorità giudiziaria"

Ad analizzare la situazione è il portavoce genovese di Rete Studenti Medi Francesco Devoti. A spaventare è proprio l'interpretazione possibile della norma, per quanto la logica in cui è nata suggerisca le circostanze che vanno punite. Ma servono leggi chiare ed è questo che chiedono i giovani, come spiegato a Primocanale. Anche perché c'è grande amarezza da parte loro nel vedere in un momento drammatico come questo come primo provvedimento una restrizione ad eventi come i rave party che non avvengono quotidianamente, rispetto alle mancanze nel mondo di scuola, università e lavoro che più volte hanno denunciato scendendo in piazza. 

"Credo che comunque la cronologia di un Governo sia fondamentale, se il primo atto di un Governo è quello di limitare i rave, c'è un problema di fondo"

E le rimostranze dei ragazzi accendono il dibattito anche tra i senatori liguri, dato che proprio dal Senato dovrà partire l’iter di approvazione per la legge che prevede una pena di reclusione per gli organizzatori da tre a sei anni. Il Movimento 5 stelle non condivide il decreto, così come il resto dell'opposizione che subito ha criticato la scelta di presentare il decreto legge 162 del 31 ottobre 2022. Secondo Luca Pirondini, che da qualche giorno ha lasciato l'incarico di consigliere comunale per dedicarsi a tempo pieno alla nuova avventura romana, non c'era bisogno di questa norma. 

"Ho appurato che il rave di Modena è stato sgomberato, per cui significa che le leggi che permettevano di farlo c'erano già"

La preoccupazione dei giovani è condivisa, per cui l'attacco nei confronti di questo decreto è su tutta la linea, anche se questo non significa sostenere feste illegali. "E' evidente che in una iniziativa si spaccia droga è un reato e non si può fare, così come se si occupa una struttura pubblica o privata abusivamente era già punibile per legge". Si inserisce nella discussione il senatore sanremese Gianni Berrino di Fratelli d'Italia che commenta "era stato depenalizzato". Per Pirondini si tratta di una operazione di marketing politico nei confronti dell'elettorato, per rassicurarlo sull'adozione del pugno duro e per limitare le proteste di alcuni. 

A ribattere è proprio Fratelli d’Italia che anticipa come con ogni probabilità il testo verrà rivisto a scanso di equivoci. "Non è assolutamente una norma liberticida, perché altrimenti non l'avrebbe firmata Sergio Mattarella".

"Abbiamo detto di essere disposti a cambiare il testo, come spesso accade. Quando le cose si fanno veloci sono spesso migliorabili"

E anzi Berrino rovescia la medaglia, ricordando come "siamo stati noi a subire spesso in campagna elettorale minacce e intimidazioni o la non libertà di espressione, come anche accaduto all'Università della Sapienza di Roma". A Roma, infatti, si è tenuta una protesta da parte del Collettivo di sinistra nei confronti di un convegno organizzato dai giovani di destra, protesta in cui sono intervenute le forze dell'ordine e per cui si sono verificate altre proteste. Ad ogni modo, la presenza di eventi illegali dove cercare lo sballo come i rave sono anche l'indice di un profondo disagio giovanile e sociale che secondo l'opposizione deve essere arginata con una serie di misure, cosa condivisa dalla stessa maggioranza, per cui l'auspicio è di vedere presto anche e soprattutto sul tavolo del Governo proposte di questo tipo. 

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