Poco prima del derby dello scorso 15 dicembre Stefano Anzalone, consigliere delegato allo sport del Comune di Genova, aveva preso penna, carta e calamaio – o più probabilmente aveva inviato una pec – per intimare a Genoa e Sampdoria di mettere in ordine lo stadio “Ferraris”, in primis i servizi igienici di Gradinate e Distinti. “Pulizia straordinaria”, si leggeva nella missiva.Alla fine di straordinario c’è stato, come sempre, lo spettacolo del pubblico ma la situazione dell’impianto di Marassi è rimasta tale e quale o quasi. Tornelli in larga parte fuori uso e con tifosi in coda a pochi minuti dall’inizio delle partite di fronte all’unico funzionante, bagni intasati, pavimenti incrostati e persino lunghe file ai miseri botteghini di via Monnet per acquistare i biglietti prima della gara.
Anche domenica scorsa, in occasione di Sampdoria-Brescia, il “Ferraris” si è presentato in pessime condizioni per quanto riguarda i servizi. Tornelli, gabinetti e quant’altro sono allo stato di partenza. Le due società, che ne hanno la gestione dal Comune, restano in corsa per ottenerne anche la concessione per 90 anni. Ma in questo periodo non stanno dando la migliore prova di sé, al pari di palazzo Tursi, che abbaia ma non morde. La sensazione è che il “Ferraris” rappresenti soltanto una grana per il Comune e un potenziale affare per Genoa e Sampdoria ma non per i rispettivi, fantastici tifosi.
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