"Sarebbe stato molto più facile posticipare tout court i pagamenti dal primo momento come hanno fatto altri Paesi, noi invece dobbiamo fare tutti questi annunci mirabolanti, questi decreti che poi non servono a niente. Non è cosi complicato dire spostiamo tutto di un anno se sai che intanto in un mese non risolvi nulla" Paolo Ravà, presidente dell'ordine dei commercialisti di Genova, non usa mezzi termini.
Nel mirino finisce il Governo e le modalità con cui sta affrontato l'emergenza economica causata dal lockdown utile a limitare la diffusione del coronavirus. Una serie di decreti e annunci comunicati in diretta televisiva. Rinvii di date di pagamento parziali, spostati di volta in volta. Ma adesso imprenditori, professionisti e mondo del lavoro devono fare i conti con la prima vera data cruciale.
Il Tax day del 16 settembre è ormai dietro l'angolo, è questa infatti la data della ripresa delle scadenze fiscali e dei versamenti sospesi durante i mesi di marzo, aprile e maggio 2020 a causa dell'emergenza coronavirus. Alle scadenze fiscali ordinarie si affiancano quelle straordinarie.
Il 16 settembre è infatti la data di ripresa dei versamenti dell’IVA, delle ritenute Irpef e dei contributi INPS sospesi. Rientrano nei pagamenti da effettuare le ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e assimilati; le trattenute relative all’addizionale regionale e comunale; l'IVA; i contributi previdenziali e assistenziali; premi per l’assicurazione obbligatoria. Ma il 16 settembre 2020 è anche la data per la ripresa dei pagamenti delle rate relative agli avvisi bonari.
"Da parte nostra c'è scoramento, perché non siamo praticamente quasi mai ascoltati. Alla politica dobbiamo chiedere un salto in avanti, puntare sulla cultura e sulla competenza. nel nostro Paese c'è una persona su tre compresa tra i 20 e 64 anni che non lavora nè studia - spiega ancora Ravà -. Inoltre ora ci stiamo occupando di chi un lavoro ce l'ha, ma presto ci saranno quelli che il lavoro lo perderanno".
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Tax day, lo sfogo dei commercialisti: "Rinvii brevi e decreti inutili, noi mai ascoltati"
Parla il presidente ligure Ravà
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