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Alleanza in Liguria al voto su Rousseau, dem per massima disponibilità
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L'attesa è quasi finita. Nel giro di una giornata si saprà se il Movimento 5 Stelle avrà il mandato di Rousseau a stringere l'alleanza con il centrosinistra in Liguria, in vista delle elezioni di maggio, per provare a contrastare il bis di Giovanni Toti. La partita è troppo importante per rischiare di rovinare tutto con qualche dichiarazione che potrebbe essere mal interpretata dai pentastellati alla vigilia del voto. Così, i dirigenti locali del Pd si trincerano in una sorta di mutismo attendista.

Dagli ambienti dem filtra la massima disponibilità a sedersi al tavolo con i pentastellati per affrontare le condizioni programmatiche poste da Vito Crimi, se il voto dovesse dare esito positivo. Di fatto, sostiene il Pd, il Movimento 5 Stelle è partito dal no assoluto all'alleanza ed è arrivato al voto su Rousseau: a questo punto, non sara' certo un problema trattare e accordarsi sul programma. E, neppure troppo, sul candidato.

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Salvo sorprese, restano quattro i nomi in ballo: il giornalista Ferruccio Sansa, il rettore Paolo Comanducci, l'ex presidente di Ingegneria Aristide Fausto Massardo, l'avvocato Paolo Bandiera, direttore affari generali di Aism. Se il Pd inizia a crederci veramente, il 'sentiment' tra le fila pentastellate è invece molto contrastante. I fautori dell'accordo, spinti da buona parte dei parlamentari liguri, attendono fiduciosi il responso di Rousseau, che dovrebbe arrivare nella giornata del 6 marzo.

Di tutt'altro avviso l'entourage di Alice Salvatore, capogruppo in consiglio regionale e attuale candidata M5s alla presidenza, da sempre contraria all'alleanza con i partiti tradizionali. I cinquestelle 'duri-e-puri' non hanno preso benissimo il lungo post con cui Crimi ha annunciato il voto su Rousseau. Addirittura, c'è chi vede le condizioni programmatiche dettate al Pd come un anticipo di "inciucione". Quello che si contesta al capo politico è di essere venuto meno alla nettezza dei dogmi grillini e di essere stato troppo ambiguo persino sulla Gronda.

Nell'analisi costi-benefici effettuata dal ministero Infrastrutture e trasporti nel 2019, citata da Crimi, sono molteplici gli scenari ipotizzati per la nuova infrastruttura. Inoltre, il capo politico specifica che si dovranno sentire gli enti locali, ovvero il governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci, da sempre a favore del progetto originario, senza se e senza ma. Che cosa farà Alice Salvatore in caso di accordo? Chi le è vicino assicura che non ha ancora preso una decisione definitiva, ma la tentazione di fare un passo indietro, abbandonando anche il ruolo di capolista a Genova che le spetterebbe di diritto, è molto forte.

ITALIA VIVA SI TIRA FUORI - "Alla fine, per ironia della sorte, anziché essere il Pd a dettare le condizioni al M5s, sono stati i grillini a dettarle al Pd. E che condizioni! La prima, la lotta al dissesto, ci trova completamente d’accordo. Trovo però incredibile che pongano il tema i 5 stelle. Perché a fronte dello straordinario lavoro portato avanti dal governo Renzi sul Bisagno e Fereggiano, sarebbe utile che il Pd ricordasse a Crimi che sono stati proprio loro a cancellare Italia Sicura. E poi c’è la Gronda. In cui si usa un termine ambiguo per aprire a modifiche progettuali. Allora mi corre l’obbligo di chiarire la posizione di Italia Viva in merito all’opera più importante per Genova che è, incredibilmente, ancora ferma. Per noi la Gronda si deve realizzare tutta, subito e con tutte le opere collaterali collegate tra cui il tunnel della Fontanabuona, il declassamento della attuale autostrada e la galleria di Voltri”. Lo dichiara Raffaella Paita, deputata di Italia Viva, a proposito dei punti programmatici rispetto al voto di Rousseau sulle regionali liguri.