cronaca

Si trovava in un centro per il rimpatrio per essere espulso dall'Italia
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E' stata aperta un'inchiesta dalla procura di Torino sul suicidio di Musa Balde, il migrante di 23 anni originario del Gambia che si è impiccato nella sua stanza al Centro di Permanenza per il rimpatrio in via Brunelleschi. Il ragazzo aveva subito un'aggressione in pieno centro a Ventimiglia: tre italiani lo avevano malmenato con l'uso anche di spranghe e bastoni. Lo straniero era poi stato soccorso e dagli accertamenti era emerso che su di lui pendeva già un ordine di espulsione. Per questo era stato subito trasferito a Torino, in attesa di essere rimpatriato. 

L'episodio di violenza, avvenuto il 9 maggio, aveva già fatto il giro delle pagine nazionali, a causa di un video ben presto diventato virale che ritraeva i tre aggressori colpire il 23enne alla testa e all'addome. Per loro, era scattata una denuncia: erano tutti residenti nella città di confine, ma i primi due di 44 e 38 anni erano originari di Agrigento, mentre il più giovane di 28 di Palmi. A scatenare la 'spedizione punitiva' sarebbe stato il tentato furto del telefonino di uno dei tre aggressori all'interno di un supermercato vicino, secondo quanto riferito dal questore di Imperia, Pietro Milione.

Così il 23enne gambiano che aveva riportato ferite giudicate guaribili in 10 giorni, era poi stato trasferito e per motivi sanitari messo in isolamento rispetto agli altri ospiti del centro. Fino al drammatico gesto che ha messo fine alla sua vita tra la notte di sabato e domenica. "A quanto mi risulta su Musa non è stato attivato nessun sostegno di natura psicologica", è il commento dell'avvocato Gian Luca Vitale che seguiva il caso del giovane. 

E intanto si fa ancora più pressante l'emergenza migranti nella città di confine. Da una parte il tema caldo del centro accoglienza migranti, con le associazioni umanitarie che chiedono di riaprire il Parco Roja, chiuso a luglio 2020 dopo più di 4 anni di attività, dall'altra il sindaco Scullino irremovibile nel suo no: "Ventimiglia ha già dato". L'unica soluzione per il prefetto Di Bari è l'ex convento dei Frati Maristi, ma il vescovo Antonio Suetta ha fatto presente come ci vorrà del tempo prima di rendere la struttura agibile. Dall'altra gli assalti sempre più frequenti ai tir in autostrada, con gruppi di clandestini che a piedi o nascosti tra le merci provano a passare il confine, mettendo in pericolo la propria vita pur di raggiungere la Francia.