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Alle recenti elezioni amministrative il voto ha fatto chiarezza sulle intenzioni degli italiani nel post Covid. Ha vinto sicuramente il Governo Draghi, il suo metodo di lavoro, la sua professionalità, la sua esperienza in questi otto mesi di lavoro è riuscito a far passare nell’opinione pubblica il messaggio che anche in politica occorre competenza per raggiungere risultati positivi.

Ha vinto il centro sinistra, ha perso il centro destra. Sono stati sonoramente sconfitti i sovranistri e i populisti. Chi ha cavalcato i no pass e i no vax, chi ha detto no a Draghi e all’Europa e chi ha detto sì, ma ha continuato nell’operatività concreta a privilegiare il no, chi non ha capito quanto la stagione del Covid abbia cambiato le priorità degli italiani. Salvini e Meloni non hanno colto la profondità delle preoccupazioni delle persone per la loro salute e per la piena ripresa delle attività economiche in condizioni di sicurezza.

Le suggestioni sovraniste, rese improbabili e inadeguate dalla pandemia, hanno provocato una spaccatura evidente nella Lega tra ciò che diceva il leader politico e cio’ che facevano i Presidenti leghisti delle Regioni del Nord impegnati nella trincea dei problemi da affrontare ogni giorno sul territorio. Berlusconi alla guida di Forza Italia al di la’ delle cifre (26% in Calabria,18% a Napoli, il 5% in tutte le grandi città) ha ricevuto un attestato dal segretario nazionale del PD Enrico Letta “Abbiamo dimostrato che il centro destra è battibile perché non c’è più un federatore come lo è stato Silvio Berlusconi“.

Dunque il centro destra, a trazione leghista o FdI, non è in grado di offrire garanzie in un Paese che da sempre è stato governato da forze politiche moderate, filo europee e filo atlantiche, e Berlusconi nonostante il suo grande impegno personale, oggi non è più in grado – per il modesto consenso elettorale di Forza Italia – di imporre la sua linea a tutto il centro destra.

Salvini e la Meloni ancora oggi si ostinano a non capire che la salvezza e il rilancio del nostro Paese passa da Bruxelles. In questo contesto emerge un dato davvero molto preoccupante: la bassa partecipazione al voto degli italiani (poco superiore al 50%) che ha fatto dire a tanti commentatori che il 3 ottobre ha perso la politica. Una così bassa partecipazione al voto dimostra che metà degli italiani non hanno trovato una motivazione giusta, un partito in cui riconoscersi che lo spingesse ad esercitare uno dei diritti fondamentali dei cittadini.

Sono certamente mancate le motivazioni politiche e programmatiche, molti candidati erano chiaramente privi di qualità e di competenza, così i moderati , il ceto medio produttivo che cercava qualcuno che potesse rappresentarli non lo ha trovato né a destra né a sinistra. C’è un vuoto enorme oggi nella politica italiana, c’è uno spazio grande da ricoprire, un compito a cui sono chiamati i moderati.

L’esperienza fa dire che quando in politica si crea uno spazio qualcuno prima o poi lo riempie. Usando un linguaggio che si usava nel passato si può dire che manca in Italia oggi il partito dei moderati. Il partito dei moderati che dovrebbe saldarsi e fare squadra con il nuovo corso inaugurato dalle democristiane Merkel e Ursula von der Leyen in Europa. Un nuovo corso che ha messo in campo il Nex Generation EU, uno strumento che segna un passaggio storico vero, una maggiore integrazione in Europa.

Avremmo gli Eurobond per tanti anni invocati da chi ha sempre creduto in una Europa che recupera lo spirito e lo slancio del trattato di Roma del 1955. Berlusconi che, con la sua discesa in campo nel 1994, ha battuto la gioiosa macchina da guerra del PCI – PD di Occhetto, oggi potrebbe tornare ad essere protagonista proponendosi come fondatore del PPE in Italia. Dovrebbe mettere in soffitta Forza Italia per esaurimento del suo scopo statutario, e dar vita ad una iniziativa strategica che sia capace di aggregare i vari partiti di centro, i movimenti che si richiamano a leader locali, a fondazioni culturali nate nel mondo cattolico, tenendo a battesimo il PPE italiano aderendo così alla linea politica della Merkel e della Ursula van der Leyen.

Del resto è il PPE che governa oggi in Europa è il PPE il partito più importate nel Parlamento Europeo. Per Berlusconi non dovrebbe essere difficile riproporre in chiave europea lo schema della Casa della Libertà con cui vinse nel 2001 le elezioni politiche. Il nuovo partito dovrebbe avere alle spalle un pensiero forte, rifarsi alle migliori tradizioni dei cattolici democratici ,dei liberali, dei repubblicani, degli europeisti convinti.

Dovrebbe dotarsi di uno statuto che sia in grado di imporre regole e metodi democratici nella selezione del gruppo dirigente superando la logica del partito del leader e presentarsi alle elezioni politiche del 2023 facendo ricorso alle primarie nella scelta dei candidati per la Camera ed il Senato. 

Luigi Grillo, senatore della Repubblica nelle Legislature XII, XIII, XIV, XV, XVI.