porti e logistica

E' fermo lì dal 10 settembre
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Il super yacht è ancora li, appoggiato malinconicamente su un fianco, in attesa che qualcuno gli restituisca la sua altera e lussuosa dignità: fermo, nel Bacino 1, dal 10 settembre, giorno dell’incidente che ha provocato sei feriti, per fortuna lievi e subito dimessi, e danni ingenti a una delle barche più belle del mondo.

Sono passati otto giorni e il Motor Yacht Nero è ancora li, come mai? Primocanale lo ha chiesto al cantiere Amico &Co, che aveva in uso il bacino 1 ed era la ditta incaricata di eseguire lavori di manutenzione alla barca ma, purtroppo, non ha ottenuto alcuna risposta. “No comment”, ci ha fatto sapere il cantiere, negandoci informazioni più precise su quello che è successo e, soprattutto, su quello che succederà.

Perché questo mercoledì 18 settembre è la data ultima che l’Ente Bacini aveva concesso ad Amico per liberare il bacino 1: l’area, infatti, deve essere consegnata alla ditta Cimolai, che entro il 24 di questo stesso mese deve aprire il cantiere per eseguire la copertura. Il Nero sarà rimosso in tempo? La società ha chiesto una proroga? Se il bacino sarà consegnato in ritardo la ditta Cimolai pretenderà delle penali? Chi dovrà pagarle? Domande legittime che, per il momento, restano senza risposta. Così come non sappiamo quale sia la ragione della lentezza della rimozione: voci bene informate, ma avremmo certamente preferito citare fonti ufficiali, ci raccontano di un’operazione non facile, impossibile da eseguire con una gru.

Abbiamo sentito parlare della possibilità che la barca possa essere sollevata con dei palloni, così da evitare di danneggiarla ulteriormente. I danni, appunto: anche questa informazione non è ufficiale e quindi va presa con il beneficio del dubbio, ma si parla di almeno 5 milioni che potrebbero lievitare fino a 30 se la rimozione fosse particolarmente difficile. A Primcanale stiamo seguendo con attenzione ciò che accade nell’area delle riparazioni navali, così come più in generale riteniamo fondamentale approfondire il rapporto, economico, sociale e ambientale, tra il porto e la città.

Tutti i soggetti che abbiamo interpellato, per cercare di svolgere il nostro lavoro in modo trasparente e coscienzioso, hanno sempre risposto a tutte le nostre domande. Lo ha fatto lo stesso Ente Bacini dopo l’incidente del 10 settembre, lo ha fatto l’Autorità di Sistema ogni volta che l’abbiamo chiamata in causa. Quando ci siamo occupati dell’inquinamento portuale e abbiamo radunato aziende e comitati di cittadini nei nostri studi, anche le industrie che più di tutte sono al centro delle polemiche, come quelle petrolchimiche, hanno accettato il confronto. Amico mai.

E’ un peccato, perché tutti i genovesi hanno il diritto di sapere che cosa avviene a pochi passi dalle loro case e noi dovremmo avere il diritto di informarli. Siamo sempre in tempo.