salute e medicina

In piazza a Roma con la manifestazione degli psicologi
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"I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dei colleghi malati di Covid. Sono, infatti, più di 20mila gli operatori sanitari (tra ospedalieri, Mmg e infermieri) infettati da settembre a oggi, tra cui i medici di medicina generale, (lasciati spesso senza protezioni) con gli ambulatori scoperti per i quali a volte non si riesce a trovare sostituti; chi rimane deve svolgere il lavoro anche per altri". Lo dicono i medici di famiglia delle sigle sindacali entrate in stato di agitazione per chiedere il potenziamento della rete territoriale. Che sottolineano anche: "Degli undici medici morti per Covid nella seconda ondata, 9 erano medici di famiglia"


Ma non è l'unico settore a richiamare l'attenzione della politica. In piazza a Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, per manifestare per il diritto alla salute psicologica gli psicologi italiani. "Dopo 9 mesi di emergenza per la salute psicologica non è stato fatto nulla - evidenziano David Lazzari, il presidente del Cnop, Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi, e la vicepresidente Laura Parolin - tanta parole ma fatti zero. Noi abbiamo fatto tante proposte, concrete e fattibili, ma nessuno ci ha ascoltato. Il nostro è un gesto estremo, di denuncia, sottolineato dall'indossare un bavaglio che vuol mostrare come oggi le esigenze di salute psicologica della popolazione non hanno voce in capitolo. Per questo lo slogan della manifestazione è 'Dare voce alla salute psicologica'". "Questo - precisa Lazzari- non è un gesto 'contro' è un gesto 'per': per sollecitare Governo, Parlamento e Regioni a dare ascolto alle esigenze di salute psicologica della popolazione. Chiediamo di imparare da quello che è successo".

"Gli psicologi - continua - si sentono impotenti perché non vengono messi nelle condizioni di poter aiutare una popolazione che sta passando dal disagio a situazioni di dolore psicologico, di angoscia e depressione. Non possiamo fare prevenzione, non possiamo attivare programmi per lo sviluppo delle risorse adattive e della resilienza, non possiamo attivare interventi mirati di sostegno, neanche agli operatori sanitari, ai sopravvissuti dalle terapie intensive, alle decine di migliaia di malati a casa, che hanno spesso più problemi psicologici che sintomi Covid, ai bambini o ragazzi con problemi, alle persone fragili. Perché tutto questo richiede politiche ed iniziative pubbliche, dello Stato e delle Regioni". "L'Italia - conclude - è il Paese che non sa prevenire o intervenire tempestivamente per impedire che i problemi si aggravino. Esistono strategie collettive e tempestive in grado di dare risposte efficaci ad ampie fasce della popolazione. Il passaggio dal disagio al dolore psicologico non è ineluttabile né ingestibile: si può e si deve impedire".