cronaca

Il commento
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 Una tragedia annunciata. E per questo ancor più inaccettabile. Che il ponte Morandi fosse un campione di insicurezza lo si andava ripetendo da anni. Lo hanno detto i giornalisti e lo hanno ripetuto gli esperti, tecnici che non avevano alcun interesse ad affermare una cosa piuttosto che un'altra. Per una volta, come vedremo, anche e soprattutto la politica sarebbe potuta arrivare in tempo, invece...

La risposta del governo di fronte alla sciagura, sembra adeguata e diversa: avvio della procedura per arrivare alla revoca della concessione in capo ad Autostrade per l'Italia, responsabile della gestione del Morandi. Che qualcosa non abbia funzionato è la tragedia a dircelo. Con l'aggravante che quel qualcosa la stessa Autostrade afferma di non riuscire ancora a capirlo.

Poi c'è il Comitato di vigilanza costituito all'interno del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (nel 2013) proprio con il compito di sorvegliare le attività svolte dalle società concessionarie. Ha funzionato, questo Comitato? Anzi e addirittura: c'era questo Comitato? Non si sfugge: i primi due soggetti che devono dare delle spiegazioni sono questi, Autostrade e Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

La decisione sulla concessione autostrade presa dal Consiglio dei Ministri durante la seduta tenutasi a Genova non ha il difetto, bensì il pregio di essere una decisione politica, assunta senza aspettare la surroga della magistratura (che ha i suoi giusti tempi) perché è la politica a doversi pronunciare sulla qualità del servizio svolto da una concessionaria, visto che è la politica, attraverso i suoi organismi, a sottoscrivere i contratti. A prescindere da ciò che riguarda eventuali vicende di giustizia.

Non solo. In questo caso la politica per la prima volta sembra dare una risposta anche a se stessa. Questa del Morandi è tanto più inaccettabile perché, come dicevo, è la vergogna di una tragedia annunciata. E difatti. Oltre alle tante e innumerevoli occasioni precedenti, ecco una piccola sequenza da far venire i brividi che ha avuto come protagonisti da una parte il senatore genovese Maurizio Rossi, componente della Commissione VIII a Palazzo Madama, e dall'altra governi e ministri dell'epoca.

Maggio 2013, audizione del ministro Maurizio Lupi. In chiusura prendono la parole i vari commissari e il senatore Rossi, in particolare, sottolinea come "il ponte Morandi avrà vita breve, mentre manca una risposta quale la Gronda ai Tir che attraversano Genova e al traffico turistico impossibile dei fine settimana".

Nel 2015, poi, ecco un'interrogazione di Rossi proprio sul "nodo autostradale di Genova e a proposito del grave problema del ponte Morandi, che attraverso la città e del quale non si conosce la sicurezza nel tempo".

Il 28 aprile 2016, Rossi rilancia con un'altra interrogazione presentata in Senato: "Stante la richiesta di proroga della concessione (presentata dalla società per realizzare la Gronda, che invece avrebbe dovuto costruito in precedenza e a prescindere ndr), Autostrade ritiene di mettere a norma di sicurezza, secondo gli standard europei, la rete autostradale ligure, con particolare riguardo proprio al tratto fra Voltri e Genova, che comprende l'uscita per l'aeroporto e il ponte Morandi, ad oggi fuori dalle normative comunitarie così come altre parti delle autostrade ligure?". Rossi, inoltre, chiedeva "quale sia in dettaglio l'attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del ponte Morandi, quali siano gli interventi che ancora devono essere realizzati e se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione e quale sia la tempistica di fine lavori". Sempre nello stesso documento, il parlamentare genovese incalzava: "Corrisponde al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venire chiuso al traffico pesante entro pochi anni, gettando la città di Genova nel totale caos?".

Nel novembre sempre del 2016 il "solito" Rossi, infine, coglie l'occasione dell'audizione di Anas per uscirsene così: "So che non è di vostra competenza bensì di Autostrade, ma siccome di recente ne è crollato uno in Lombardia, mi chiedo quanto possa reggere il Morandi quando su quel ponte di vedono, come accade oggi, cento Tir in coda".

In un Paese normale, se un senatore della Repubblica pone simili questioni di sicurezza, qualsiasi governo, al di là della colorazione politica, si muove con rapidità e fermezza. Invece, purtroppo, Rossi la risposta l'ha avuta dai fatti. Ed è stata tragica.

In queste ore i soccorritori tentano disperatamente di non far aumentare il bilancio delle vittime. Sono la dimostrazione plastica di un'Italia che funziona. La politica, con le decisioni di governo, sembra volersi finalmente accodare. Ma c'è una politica, quella a suo tempo chiamata in causa da Rossi, che all'epoca ebbe l'arroganza di non fornire alcune risposta e che adesso non deve avere l'impareggiabile faccia tosta di aprire bocca per esercitarsi in improbabili "chi ha sbagliato deve pagare".

Tra rinnovare in deroga la concessione ad Autostrade per altri sette anni e avviare il percorso per revocarla, pur in presenza di una sciagura immane, c'è un bel salto. E c'è la responsabilità di chi, negli anni scorsi, ha rifiutato anche semplicemente di ascoltare il messaggio che arrivava dal giorno stesso in cui il Morandi fu inaugurato: "Opera bellissima e ardita, un gioiello dell'architettura. Ma durerà cinquanta, sessanta anni al massimo".

A 55 anni dall'inizio dei lavori siamo qui a piangere decine di morti. E non è stato un destino cinico e baro.