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Il nodo delle norme anti contagio spaventa tutti
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Il Mondo ed in particolare l’Italia stanno cercando di ripartire dopo due mesi di chiusura totale, che ha ovviamente coinvolto anche tutte le discipline sportive. Se la ripresa per le competizioni legate agli sport di squadra è ancora lontana, qualcosa sembra iniziare, timidamente, a muoversi nel motorsport.

Poche idee ma confuse per ora, ma la voglia, da parte di tutti, sembra esserci, con le federazioni in prima linea ma con il grandissimo scoglio delle norme anti contagio da superare.
Se i professionisti dei grandi campionati non si fanno troppi problemi per lo stop forzato, forti di contratti e di situazioni finanziarie che gli permetterebbero di stare fermi anche anni, chi invece sta puntando forte su una ripartenza imminente sono tutte quelle realtà imprenditoriali ed economiche legate al motorsport amatoriale.
La vera anima del settore insomma, fatta da una moltitudine di impianti, aziende, piccole imprese ed associazioni che, se lo stop dovesse prolungarsi troppo, rischierebbero l’aggravamento di una crisi che ha già raggiunto livelli impensabili e mai visti in precedenza.
Tutti sono d’accordo sul ripartire, ma i nodi vengono al pettine quando si inizia a parlare di regole e ci si imbatte in quello che sembra essere un vero e proprio muro di norme, capaci in questo momento di scoraggiare anche il più determinato.

Aci Sport ha da poco pubblicato un protocollo per la ripresa dei test in pista e sui kartodromi, impianti chiusi e facilmente controllabili; l’attività di guida sembra essere l’ultimo dei problemi dato che in auto si è da soli, ma le (tante) difficoltà arriverebbero da tutte le norme a cui dovrà sottoporsi tutto il personale coinvolto nelle attività.
Triage all’ingresso dell’impianto svolto da personale medico ingaggiato dall’organizzatore del test o dal gestore del circuito, dispositivi di sicurezza per chiunque operi nel paddock, poco compatibili con la stagione calda alle porte e con il lavoro dei pochi addetti ammessi. Vi immaginate un meccanico obbligato ad indossare gli occhiali protettivi e la mascherina che al primo respiro li farebbe appannare? Il tutto magari mentre sta tentando di compiere un’operazione delicata su un componente di grande valore su un’auto da corsa?

La questione è delicata e sotto certi aspetti drammatica. Al momento si parla solo di test e non di ripresa delle competizioni, tema su cui ci si sta confrontando e che comunque sarà legato all’eventuale riapertura dei confini regionali. Gare che sarebbero comunque svolte a porte chiuse, quindi senza alcun introito dai botteghini per gli organizzatori, che hanno già perso sponsorizzazioni per le ovvie ragioni legate alle chiusure delle aziende ed alla crisi generata dai due mesi di lockdown nazionale.

Se per le auto la ripresa sembra più difficoltosa, qualcosa in più si è mosso nel mondo delle due ruote, grazie all’apertura di diversi impianti e l’autorizzazione da parte della FMI per gli allenamenti dei propri tesserati. Ma anche qui per le competizioni si dovrà aspettare e non poco.
Il panorama che si presenta per i prossimi mesi è drammatico, perché per molti ora il problema non sembra essere tanto la ripresa quanto la sopravvivenza economica.

La FIA ha iniziato a stilare un calendario per i recuperi a partire dalla tarda estate di alcune manifestazioni internazionali rinviate in questi mesi partendo dal settore storico, ma tutto sembra essere ancora molto lontano dal realizzarsi. Serve ancora tempo dunque, sperando che le prossime settimane non siano economicamente fatali a chi da decenni tiene in piedi un castello che ha nella passione e nella dedizione le sue fondamenta più salde. E sperando ovviamente che l’epidemia continui nella sua ritirata fino a scomparire.