salute e medicina

Il medico: "A metà aprile possibile graduale ritorno alle attività pre-epidema"
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 "Penso che per un graduale ritorno alle attività pre-epidemia bisogna ragionevolmente pensare che nelle seconda metà di aprile una certa apertura potrà esserci. Ma non dobbiamo farci prendere da facili entusiasmi, per la fine dell'emergenza bisogna guardare nel lungo periodo" così il professor Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene del Policlinico San Martino di Genova commentando la situazione e i dati della diffusione del Coronavirus in Italia.


Sul numero di contagi in Liguria spiega: "La situazione è in fase decrescente, è una decrescita lenta però. Abbiamo raggiunto il picco del numero dei casi tra il 21 e il 23 marzo poi abbiamo notato una lenta decrescita non significativa e in questa ultima settimana abbiamo osservato un ulteriore decrescita". In Italia da inizio emergenza si contano oltre 110mila persone risultate positive, nel mondo si è superata quota un milione. Numeri di una pandemia che ha sconvolto la vita in Italia così come in buona parte del resto del mondo.


E allora il discorso non può che finire sulla ricerca di un vaccino capace di arginare questo Coronavirus. Il dottor Icardi spiega: "Ci sono tantissime compagnie che stanno lavorando alla preparazione di un vaccino. In una di queste c'è un ricercatore italiano e il suo team sta lavorando e sono abbastanza avanti. Negli Stati Uniti un'azienda ha fatto le prime prove sugli animali, prove superate. In questo caso si parla di prove pre cliniche e quindi si potrà passare alla fase clinica, questo dovrebbe accorciare i tempi per avere un preparato che oltre a essere sicuro sia anche efficace" precisa Icardi. Ma sui tempi è schietto: "Dobbiamo parlare di almeno 6-10 mesi per avere qualche risultato.


Ma basterà? Del Coronavirus non si sa molto e bisogna capire se la presenza di un vaccino sarà sufficiente a bloccarlo, ovvero se la presenza degli anticorpi sarà utile a impedire al virus di attaccare il sistema immunitario dell'uomo. "La grossa difficoltà sta nell'identificare non solo il virus, ma anche le componenti e stimolare quindi il nostro sistema immunitario a produrre neutralizzanti capaci di bloccare il virus - precisa Icardi -. Abbiamo una certa conoscenza di quella che è la famiglia dei Coronavirus, si stanno studiando quegli antigeni che si pensa possano essere i più utili per bloccare il virus, ci si sta concentrando su quelli parte esterna del virus che potrebbero portare a bloccare l'aggancio del virus alle cellule della nostra mucosa respiratoria visto che parliamo di una malattia che crea polmoniti gravi". Ma quale sarà l'insegnamento lasciato dal Coronavirus? "L'importanza di lavarci le mai e fare attenzione all'igiene" afferma senza dubbio alcuno il professor Icardi.

Ultime ricerche effettuano sul Coronavirus parlano dell'ipotesi che il virus resti nell'aria più di quanto ipotizzato inizialmente ma anche su questo punto Icardi riporta l'argomento a una situazione più da laboratorio che non della realtà. "Sono stati fatti esperimenti a livello di laboratorio ma come dico sempre in laboratorio si vanno a testare alcune condizioni sperimentali che non sono poi quelle della vita reale. La vita reale ci dice che la trasmissione via aerea non c'è".

Nel frattempo in Liguria sono partiti i test sierologici effettuati in primis sul personale sanitario. "Ad oggi abbiamo fatto circa 2mila test (sierologici ndr) sul personale sanitario dell'ospedale San Martino di Genova e circa il 2% quindi 35-40 persone avevano gli anticorpi e quindi hanno fatto l'infezione senza sintomi. Questo vuol dire che le misure che adottiamo in ospedale sono utili per non contagiarsi con questo nuovo Coronavirus" spiega Icardi.