salute e medicina

Il primario di Malattie infettive intervistato su Primocanale
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“Ricordo a chi mette in dubbio i vaccini dove eravamo un anno fa. Credo che le persone se lo siano dimenticate. Ci siamo dimenticate le file di ambulanze davanti al San Martino, ci siamo dimenticate le migliaia di morti, sono sconcertato: non ci stiamo vaccinando per una malattia infettiva remota che forse arriverà, siamo nel mezzo di una pandemia”.

Matteo Bassetti, primario di malattie infettive al San Martino di Genova, a Primocanale torna a parlare di vaccini e dopo i nuovi casi di reazioni avverse che potrebbero essere collegate alla vaccinazione con Astrazeneca, ribadisce l’importanza di capire quanto i benefici siano superiori ai rischi:

“E’ abbastanza incredibile quello che sta accadendo: è come se avessimo cancellato quello che stiamo vivendo e siamo concentrati solo sugli effetti collaterali del vaccino. Noi dobbiamo guardare i farmaci per i benefici che portano. I vaccini hanno insiti dei rischi, certo, ma devono essere messi su una bilancia: quando i rischi superano i benefici i vaccini non devono essere utilizzati. Ma qui abbiamo dei benefici che superano di gran lunga i potenziali rischi”.

Bassetti aggiunge: “Gli effetti collaterali sono stati ampiamente valutati dagli enti regolatori Ema e Aifa. Su Astrazeneca si è ritenuto che il vaccino sia sicuro. Le trombosi segnalate nel mondo associate al vaccino di Astrazeneca sono minori rispetto a quelli segnalati nella popolazione non vaccinata”.

E sui casi segnalati in Italia, in attesa di approfondimenti sul caso della 31enne morta a Genova, cita i casi avvenuti in Sicilia: “Ad oggi possiamo dire che i decessi non sono correlati al vaccino. Le indagini sono in corso, ma le informazioni ci dicono già questo”.

Bassetti ci tiene a precisare che non nega gli effetti collaterali: “Nei primi due giorni dopo la vaccinazione ci possono essere dei problemi, ma li hanno tutti i vaccini: febbre, mal di testa, dolori di muscoli e articolazione. Ma in genere sono effetti collaterali che si risolvono nel giro di 48 ore. Le trombosi? Siamo nel campo delle ipotesi, i numeri sono piccoli e sono minori in percentuale rispetto alla popolazione non vaccinata”.

Il messaggio che deve passare – aggiunge il Direttore di Malattie Infettive del San Martino – è che non esiste un vaccino di serie A e uno di serie B. A quelli che dicono ‘Non datemi l’Astrazeneca, datemi Pfitzer o aspetto Johnson&Johnosn’ io dico che non siamo al mercato. Non si può dire che si preferisce una marca rispetto a un’altra come fosse una bibita. Mi pare assurdo che uno che si vede assegnato il vaccino Astrazeneca decida di non farlo. Come ha detto il Generale Figliuolo la soluzione migliore in quel caso è rispondere: ‘Non vuoi fare il vaccino Astrazeneca? Bene, passi il turno ad altri e ti vaccini per ultimo’.