cronaca

I giudici: "Omissioni relative a tutti i tipi e gli oggetti di manutenzione"
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"Emerge un quadro di totale mancanza di scrupoli per la vita e l'integrità degli utenti delle autostrade". A scriverlo sono i giudici del Riesame, il soggetto è Giovanni Castellucci ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. L'inchiesta portata avanti dalla procura e della guardia di finanza sulle barriere fonoassorbenti pericolose ha portato i giudici a scrivere nelle motivazioni nero su bianco l'assenza di scrupoli da parte di Castellucci.

Anche per gli altri indagati le motivazioni non sono certamente morbidi secondo quanto scritto dai giudici del Riesame. "Gli indagati hanno compiuto azioni ed omissioni relative praticamente a tutti i tipi e gli oggetti di manutenzione ed adeguamento nell'ambito della gestione delle autostrade". Quindi l'indicazione non è solo per quanto riguarda le barriere fonoassorbenti ma anche gallerie e viadotti. Parole che fanno ancora più ad effetto se si pensa all'altro capitolo legato ad Autostrade, quello della tragedia di ponte Morandi, al suo crollo e alla morte di 43 persone. Anche all'ora Castellucci era ad di Autostrade. In questo ultimo caso le fasi processuali seppur a rilento a causa dell'emergenza Covid stanno andando avanti.


Castellucci finito agli arresti domiciliari lo scorso 11 novembre si è visto revocare la misura interdittiva che rimane però in capo a un altro indagato: Michele Donferri Mitelli, ex responsabile delle manutenzioni di Autostrade che resta ai domiciliari. Ma se Castellucci da una parte si libera del peso degli arresti domiciliari dall'altro si trova con una nuova indagine a suo carico portata avanti dalla procura di Genova guidata da Francesco Cozzi, questa volta la questione è legata alla vicenda delle gallerie nata dopo il crollo di una parte della volta della galleria Bertè sulla A26 Genova - Gravellona Toce il 30 dicembre dell'anno scorso. Quella sera caddero oltre due tonnellate di cemento che solo fortunatamente non colpirono i mezzi in transito.

Il fascicolo sulle gallerie vede indagate una decina di persone tra le quali anche l'attuale direttore di tronco Mirko Nanni. Le accuse sono, a vario titolo, di attentato alla sicurezza dei trasporti e falso. Secondo gli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Stefano Puppo, anche per le gallerie gli ex manager avevano fatto scarse manutenzioni per poter contenere i costi. Altro capitolo della vicenda autostrade in Liguria. 

Sempre nelle motivazioni emerge che Castellucci aveva proposto nel 2019 a Berti, suo numero tre, di entrare in Alitalia società "della quale l'indagato puntava a diventare presidente con deleghe". Questo, per gli inquirenti, era un premio per la sua fedeltà alla linea della società nel processo di Avellino sull'incidente al bus che causò decine di morti ma anche uno stimolo per continuare a difendere il capo nel futuro processo per il crollo del Morandi.

"Si ricava chiaramene che Berti e Castellucci, coimputati con altri, erano stati difesi nel processo di Avellino, nel quale Aspi (Autostrade per l'Italia ndr) era responsabile civile, seguendo una linea difensiva evidentemente comune, che mirava a non far emergere che i vertici di Aspi fossero informati circa le concrete e singole vicende di cattiva manutenzione di ciascun tronco, difendendo in tal modo anche la società e le sue casse. È chiaro che dalle intercettazioni riportate Castellucci si è avvantaggiato di tale linea difensiva, che del tutto verosimilmente ha contribuito a determinarne l'assoluzione in primo grado". Nonostante tutto, comunque, per i giudici gli arresti domiciliari non sono più necessari. L'interdittiva per un anno basta a evitare possibili future "scalate" in altre società.