Per non dimenticare la tragedia del 14 agosto 2018 ogni anno mi andrò a rileggere il ricordo pronunciato da Egle Possetti durante la commemorazione delle 43 vittime provocate dal crollo del ponte Morandi. E poi riascolterò il j'accuse non meno duro di Nadia Possetti, la sorella di Egle. Nella testa mi rimbombano due parole su tutte: "Vergogna!" e "Arroganza!".
La vergogna di una tragedia che si sarebbe potuta evitare, eccome se si sarebbe potuta evitare. E l'arroganza di un management e di una proprietà, quelle di Autostrade, che solo a posteriori, molto a posteriori, si sono fatte da parte o hanno maldestramente provato a scusarsi. Le sorelle Possetti, in modo diverso ma con lo stesso piglio, si sono incaricate di riaffermare una verità che è anche un modo di guardare avanti. Se vogliamo, è un paradosso. Anche se solo apparente.
Nel giorno in cui si commemorano le 43 vittime, la rappresentante delle famiglie più duramente colpite dal dolore non solo si incarica di ricordare, ma da' anche una spinta a guardare avanti, con fiducia. Offre una sponda alla speranza rappresentata dalle decine, migliaia di persone che in questo Paese fanno correttamente il loro lavoro. Sono gli eroi quotidiani, che restano ignoti ma che costituiscono l'architrave dell'ancora molto di buono che l'Italia sa esprimere.
In questo contesto, altre due parole sono cruciali nel ragionamento delle sorelle Possetti e di tutti gli italiani "normali": verità e giustizia. Dovranno consegnarcele i giudici ed è molto bello che il capo dei pubblici ministeri genovesi, Francesco Cozzi, consegni il suo commento alla giornata a parole insolite per le nostre latitudini: "Oggi è la giornata del ricordo e del silenzio, non c'è nulla da dire". È di magistrati così che ha bisogno il Paese: rigorosi e consapevoli del loro ruolo pubblico.
Lo confesso, mi sarebbe piaciuto che pure Giuseppe Conte, il premier, fosse stato zitto. Mi sarebbe piaciuta una sua partecipazione alla cerimonia, ma senza profferire parola. Come all'inaugurazione del nuovo ponte Genova San Giorgio ha fatto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha partecipato, ma in silenzio. Non che Conte abbia sproloquiato, nella circostanza. Ha usato anche meno tempo del previsto. Ma non è un caso se, dopo la cerimonia, proprio Egle Possetto ha osservato: "Il presidente non ha potuto esserci, ma la sua presenza, con discrezione, l'ha fatta arrivare. Lui sa che è nei nostri cuori". Gli italiani sanno ancora riconoscere la buona politica. Che, nonostante tutto, per fortuna c'è ancora.
cronaca
"Per non dimenticare" due anni dopo, parole come pietre e silenzi che urlano
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