cultura

Le parole dell'imprenditore Franco Roi sull'entroterra dimenticato
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All'interno del dibattito sollevato sulle pagine di primocanale.it dalle dure parole del Cucinosofo, Sergio Rossi, interviene anche un noto imprenditore del settore olivocolo imperiese che commercia il proprio prodotto in tutto il mondo. E' il caso di Franco Roi da Badalucco. 

Ecco la sua visione d'entroterra. 


"Prima fu la rivoluzione industriale a svuotare le campagne. Poi, più recentemente, nel 1993, con Visco, Tremonti, Formica decisero di obbligare i piccolissimi negozi a mettere un registratore fiscale. Inizialmente, era dovere solo per chi faceva fatturati importanti. Quella svolta, invece, impose investimenti da un milione e mezzo di vecchie lire fino a quattro per piccole famiglie che, storicamente, in un borgo con 20 o 30 nuclei svolgevano un ruolo di servizio sociale guadagnando, forse, quattro milioni in dodici mesi. Conseguenza ovvia, chiusura. 

Nelle stagioni 1985-86, almeno nel nostro entroterra, le saracinesche di alimentari abbassate non si contarono e tutto nel più totale silenzio della politica a prescindere dalle colorazioni. Oggi, i pochi anziani che vivono lassù devono confidare persino nel postino che quando sale porta a loro un po' di pane. 


Ma, nonostante situazioni incredibili, i governanti si riempiono la bocca con la parola entroterra assistendo senza fare nulla alla cancellazione dei servizi: uffici postali, bancari, trasporti. E, poi, ti raccontano che la pandemia ha fatto scoprire l'interno. Balle, senza soluzioni per poterci vivere. Fino a quando chi fa fa leggi non capirà che esistono due tipi d'Italia - quella della montagna e quella della città - con regole e tassazioni che devono essere differenti, niente potrà cambiare. Sembra quasi che siano nati tutti in città".