CANNES - Quando tutto ebbe inizio nel 1999 credo nessuno avrebbe mai creduto che ventisei anni dopo il mondo si sarebbe salvato ancora una volta grazie a Tom Cruise. Eppure eccoci di nuovo qui con l'attore nei panni dell'agente Ethan Hunt ad ergersi da solo come un baluardo contro i film d'azione pigri e cinici nella loro costruzione che spesso vediamo oggi, l'unico uomo sulla Terra disposto a tentare l'impossibile senza mettere in discussione le motivazioni di coloro che richiedono i suoi servizi. Questo è ciò che ha portato avanti il franchise da miliardi di dollari di 'Mission: Impossible' che torna per l’ottava volta con 'The final reckoning’ senza perdere slancio, a differenza ad esempio della serie 'Fast and furious' che sembra essersi esaurita per consunzione, sopravvissuto a sei James Bond, parecchi Batman e all'intero universo dei DC Comics.
La trama
Facendo seguito a quanto accaduto nel film precedente, ‘Dead reckoning’, il cattivo non è una persona, ma un'onnipotente intelligenza artificiale conosciuta come l'Entità che sta minando la verità in tutto il mondo con bugie e deepfake, mettendo nazione contro nazione ed energia nucleare contro energia nucleare, in modo da diventare l'anti-Dio, il malvagio sovrano di tutti che ha ampliato il suo potere costruendo una setta fanatica, scatenando la violenza globale e avvicinandosi all'annientamento dell'umanità. Per fermarlo, Ethan con la squadra di sempre cui si aggiungono alcuni personaggi vecchi e nuovi, deve prendere la "chiave cruciforme" di bassa tecnologia che ha già recuperato e applicarla ad un dispositivo chiamato "Podkova" che si trova a bordo del relitto di un sottomarino russo, il Sevastopol, che giace sul fondo del mare nelle profondità del circolo polare artico. Ma è ovvio che questa sinossi non può minimamente coprire i colpi di scena, le svolte e le rivelazioni racchiuse nel film, un meccanismo d'azione che si muove continuamente. Trascorrono quasi 25 minuti prima dei titoli di apertura e circa un'ora prima che la vera missione del film abbia inizio. Avere lasciato la situazione in sospeso è la scusa per un riassunto dei sette film precedenti nel corso del quale si scopre che tutto è connesso tanto che veniamo a sapere come l’Entità sia il risultato anche di errori commessi in passato dallo stesso Hunt che adesso ha soltanto tre giorni per salvare la Terra costantemente in balia di esplosioni nucleari.

Un'avventura follemente buffa e follemente divertente
‘The final reckoning’ è come sempre un'avventura follemente buffa e follemente divertente dove Christopher McQuarrie, il più longevo amministratore delegato della serie, alla sua quarta esperienza da regista e sceneggiatore, ci mostra sulla falsa riga del precedente ‘Dead reckoning’ un Ethan Hunt più cupo e malinconico impegnandosi a mitizzarlo come un eroe tragico che può salvare il mondo ma deve passare inosservato, agendo sempre "per il bene superiore" ma più di una volta a scapito di qualcuno che ama. Anche se non cerca di fare una dichiarazione sullo stato delle cose qui si affronta una discussione più ampia su come le nostre azioni ci portino dove dobbiamo essere, su come ci siano persone ovunque che cercano solo di fare la cosa giusta e su una visione estremamente ottimistica del futuro, secondo cui le cose si sistemeranno da sole.
Il potenziale addio di Tom Cruise
Una storia in cui il mondo è tornato a essere più analogico, meno dipendente dalla tecnologia sebbene questa sia una serie che ha sempre fatto affidamento su di essa per le incredibili missioni che ha affrontato nel corso del tempo. E con il messaggio anti-IA e scettico nei confronti di internet ribadisce la richiesta di un'esperienza cinematografica quanto più autentica possibile. Come suggerisce il titolo, ‘The Final Reckoning’ si presenta come un potenziale addio per Cruise. E’ il motivo forse per il quale attraverso i numerosi flashback rappresenti un promemoria di quanto questa serie sia stata davvero impressionante, l'opportunità di celebrare un po' se stessa, un po' autoindulgente dopo tutti questi anni.
Lo spettacolo che il pubblico si aspetta
In definitiva niente di più e niente di meno, dello spettacolo pop-corn tutto azione che il pubblico si aspetta e ammira da quasi tre decenni. Ma anche, e soprattutto, un meritato giro di vittoria, un grande saluto a questo universo, una sacrosanta celebrazione di tutto ciò che la serie ha realizzato e un'ultima vetrina per Cruise come una delle più grandi star d'azione di sempre. E nello scontro finale, in cui tutti i pezzi degli scacchi finalmente convergono, Ethan che in cielo salta con nonchalance tra due biplani in una delle acrobazie più folli mai realizzate rappresenta un omaggio – non saprei dire quanto volontario o quanto inconscio - al grande attore Harold Lloyd, nel 1923 appeso alla lancetta dei minuti di un orologio in una delle immagini più famose dell’era del cinema muto impedendole di avvicinarsi a mezzogiorno, sfidando la gravità e fermando il tempo. Questo è ciò che Cruise ha fatto: per sempre giovane, per sempre in forma, senza mai arrendersi di fronte a questo assurdo orologio dell'Armageddon.
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