Cultura e spettacolo

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di Dario Vassallo

"Sono molto contento, molto positivo, pronto ad affrontare questa sfida": sono le prime parole da neo sovrintendente del Carlo Felice di Michele Galli nominato al posto di Claudio Orazi dal ministro Alessandro Giuli che ha ratificato la scelta del Consiglio d'indirizzo della Fondazione. Proveniente dal Teatro di Pisa, la sua è un'attività ultraventennale come dirigente di Teatri di Tradizione e Festival musicali italiani.

Come sarà il Carlo Felice di Michele Galli? "E' una domanda alla quale sto lavorando. Guarderà all'internazionalizzazione, alla valorizzazione dei giovani, al coinvolgimento delle associazioni, delle realtà del territorio non solo della città ma dell'intera regione Liguria".

Si trova davanti una patata bollente: il contrasto con il sindacato e con i lavoratori che possono mettere a rischio oltre alle prossime 'prime' anche i balletti di Nervi. Come pensa di intervenire? "Sto attendendo il rientro delle maestranze che attualmente si trovano in trasferta in Oman per convocare un tavolo unitario e discutere insieme. Sono fiducioso sul fatto che si possa trovare una soluzione condivisa"

A proposito di Nervi, che spazio ci sarà per la danza al Carlo Felice nei prossimi anni, dato che ultimamente non abbiamo visto molti balletti? "Sono un appassionato di danza, per cui ci sarà sicuramente spazio anche al di là del Festival".

Il Carlo Felice in passato ha ospitato concerti di Bruce Springsteen, di Lucio Dalla, di Roger Daltrey e tante altre star del pop. E' possibile che torni ad aprirsi anche alla musica popolare? "Potrebbe essere possibile, dipende dalla disponibilità di tutti. Come potrà essere realizzato? Ecco, sono entrato ieri, mi devo confrontare ancora su tutte queste tematiche".

Entro quando nominerà il nuovo direttore artistico? "Il direttore artistico è fondamentale. Mi devo confrontare con il Consiglio di indirizzo e comunque non sarà una decisione che andrà molto per le lunghe".

Per quello che riguarda i fondi ministeriali c'è una forma di discrepanza, nel senso che le opere contemporanee valgono di più rispetto ai grandi classici per la distribuzione dei fondi. Però poi, come abbiamo visto anche in questa stagione, il pubblico in queste opere viene meno. Come pensa di poter intervenire? "E un tema che sarà affrontato con la direzione artistica. Indubbiamente il mio compito è quello di produrre ogni azione che possa portare ad un indice di riempimento della sala sempre maggiore".

 

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