Cultura e spettacolo

Il regista a Genova per presentare il film insieme alla protagonista femminile Pilar Fogliati
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Una giovane attrice che porta sulle spalle un grave errore fatto in passato viene rifiutata da un grande regista al provino per il ruolo di protagonista in una nuova messa in scena del 'Romeo e Giulietta' di Shakespeare. Per prendersi una rivincita, con la complicità di un'amica truccatrice si ripresenta sotto falsa identità trasformandosi in un uomo e proponendosi come Romeo. Ottiene la parte ma la situazione si complica quando il fidanzato al quale ha nascosto la propria iniziativa e che era stato precedentemente bocciato proprio per quel ruolo viene scelto per interpretare Mercuzio, ritrovandosi costretta a nascondere anche a lui la sua nuova identità.

E' quanto racconta Giovanni Veronesi in 'Romeo è Giulietta', con Sergio Castellitto Pilar Fogliati e Margherita Buy, dove attraverso il cambio della congiunzione "e" trasformata in verbo essere, affronta non solo il tema di come apparendo sotto mentite spoglie ognuno di noi possa cambiare la percezione di sé stesso e degli altri ma ancora una volta le varie declinazioni moderne di un sentimento universale come l'amore:

“Non è un caso che abbia fatto tanti film su questo tema – confessa con tutto il disincanto che solo i toscanacci come lui possono avere – perché in realtà non ci ho mai capito niente. Vorrei davvero che qualcuno un giorno me lo spiegasse ma credo che una soluzione non la troverò mai anche se questa gabbia, questa trappola meravigliosa che ti fa cambiare e ti isola dal mondo finisce per coinvolgerti sempre".

"Quindi ci provo ogni volta, tanto che qui ho scomodato la più grande storia d'amore mai raccontata sia pure modificandone i parametri. Ma non ci ho capito niente lo stesso”.

Il coprotagonista del film è il mondo del teatro che finora nella sua professione non hai mai frequentato. E' una sorta di risarcimento? “Sì, è come se mi scusassi. Sono stato tante volte spettatore e molto spesso ho dormito vedendo spettacoli lunghi, lenti e noiosi che non mi piacevano affatto. Quindi per tutte le ore che ho passato dormendo ho deciso di rendergli omaggio perché se ho dormito magari è stata colpa mia”.

Uno dei temi che affronta il film è quello dell'identità che sembrerebbe rappresentare un problema per la generazione della protagonista. “In effetti lo è – ribadisce - . Non lo dico soltanto io che sono più anziano ma ne conviene anche Pilar Fogliati che ha firmato la sceneggiatura insieme a me. I trentenni di oggi hanno ansia di prestazione, paura del fallimento e si nascondono dietro altre vite”.

“E' così – conferma Fogliati – . Vittoria, il personaggio che interpreto, si trova ancora a dover cercare il suo posto nel mondo, è un po' una fallita, accusata a ragione di plagio per essersi appropriata di un testo che non era suo. Ha sbagliato e noi in questo film ci mettiamo dalla parte di quelli che sbagliano”.

Com'è stato entrare nella psicologia di un uomo? “Non volevo creare uno stereotipo così mi sono domandata: se tu Pilar fossi un ragazzo, per come sei fatta, con le tue paure, le tue qualità, i tuoi difetti, le tue emozioni, come saresti? E ancora: come deve essere questo Romeo, un ragazzo di 14 anni che si innamora? Allora ho cercato di dare questo senso di inadeguatezza, come se non si sentisse degno di una cosa così sublime come l'amore”.

Cosa hai pensato la prima volta che ti sei vista allo specchio truccata da uomo? “E' stata una sensazione molto forte, mi sono veramente sentita un'altra persona. D'altronde a me piace molto allontanarmi dalla mia immagine o dalla mia essenza. E' strano avere una maschera addosso, giravo per il set senza pensarci poi magari incrociavo un vetro, mi specchiavo e mi bloccavo. E' stato stimolante”.

Nella tua professione avrei fatto parecchi provini, ce n'è stato qualcuno che – diciamo – non è stato un trionfo? “Tantissimi. Ho studiato all'Accademia Silvio D'Amico a Roma, una scuola di teatro di altissimo livello dove in qualche modo dai il consenso anche a maneggiare il tuo ego e la sua fragilità. Perché sei piccolo e grezzo e ti metti in mano a grandi registi e ti va bene, lo accetti".

"Comunque anche io nella vita reale, come accade alla protagonista del film, sono stata definita professionalmente 'una cagna'. Ma capitava a tutti, mai un complimento. Forse è un naturale approccio a questo lavoro per cui non lo ricordo come una cosa che mi abbia fatto particolarmente male”.

Ho letto che c'è una cosa che detesti di te stessa, il voler piacere a tutti. E' vero? “Sì sì, penso di avere quella sindrome lì. Ho questa strana regola, che mi auguro che tutti dicano bene di me. Che poi è un modo per andare a sbattere la testa contro un muro. Non ha senso, mi rendo conto che sia stupido ma ognuno ha le sue debolezze”.