Cultura e spettacolo

La mostra sulla grande pittrice del seicento resterà aperta fino all'1 aprile
2 minuti e 46 secondi di lettura

E' considerata un'icona femminista: per la sua vita appassionante e tragica, la ricerca di indipendenza e ovviamente le eroine dei suoi quadri. Artemisia Gentileschi è uno dei più straordinari artisti del Seicento, prima donna ad essere ammessa in un’Accademia d’arte. Vittima di uno stupro, denunciò l’aggressore imponendo le sue doti nelle principali corti europee. A questo straordinario personaggio Palazzo Ducale dedica una mostra, 'Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione', che offre un ritratto fedele della sua complessa personalità attraverso oltre 50 dipinti provenienti da tutta Europa.

“Non è una pittrice ma una donna – rivela Vittorio Sgarbi intervenuto alla presentazione -, diciamo un pittore-donna che mette in scena attraverso una grande capacità la propria storia umana che è fondamentale per i temi e i soggetti, primo fra tutti la vendetta"

"E' il primo caso in cui una donna assume un ruolo che è antagonista rispetto all'uomo che l'ha violentata per riuscire a sconfiggerlo, cosa che è perfettamente riuscita perché Artemisia è Artemisia mentre Agostino Tassi, il violentatore, non lo conosce praticamente nessuno".

"Attraverso la pittura ha vinto la sua battaglia umana. La bellezza della storia sta tutta qui, l'intreccio fra una vicenda tragica e la capacità della pittura di riscattare anche dalla tragedia.”

La mostra propone un percorso suddiviso in 10 sezioni, tra vicende familiari appassionanti con un’attenzione particolare dedicata al travagliato rapporto con il padre Orazio, soluzioni artistiche rivoluzionarie, immagini drammatiche e trionfi femminili.

“La prima cosa che vogliamo dimostrare – afferma il curatore Costantino D'Orazio – è che era soprattutto una grandissima pittrice. Poi è vero che la sua fama oggi è anche legata alla violenza che ha subito ma in realtà subito dopo quell'episodio è riuscita a entrare nel mondo dell'arte dalla porta principale, a Firenze, Napoli, Venezia, fino ad arrivare a Londra alla corte di Carlo I".

"Non c'è dubbio che sia tra le grandi pioniere della pittura avendo fatto capire ai committenti che anche le donne, anzi soprattutto le donne, riuscivano a raccontare i miti antichi come quello di Cleopatra o di Sansone e Dalila con una sensibilità del tutto nuova, direi anche più intensa e coraggiosa".

"La sua grandezza sta nell'aver traghettato verso una nuova generazione la pittura di Caravaggio di cui il padre Orazio era stato amico e collaboratore. Non sappiamo se l'abbia mai conosciuto ma sappiamo che anche gli stessi soggetti dipinti da Caravaggio, come Giuditta che decapita Oloferne, nelle sue mani diventano ancora più intensi, drammatici e direi anche realistici”.

Soddisfazione per questa mostra è espressa anche dal presidente della Fondazione Palazzo Ducale Beppe Costa: “E' la conferma di una grande programmazione che fa sì che l'arte, insieme ad altre attività, renda la nostra realtà centrale a Genova in termini culturali. Per questo ringrazio gli organizzatori e tutti i collaboratori per l'attività che svolgono quotidianamente”.

Il percorso espositivo disegna il ritratto preciso di una personalità complessa, esempio di tenacia e genialità trasmettendo il proprio desiderio di riscatto e di affermazione all’interno di una società in cui le donne avevano un ruolo sottomesso e marginale: “Per questo è diventata un'icona - conferma Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia - e a colpire è proprio il coraggio incredibile che ha saputo tirare fuori e la volontà che ha caratterizzato tutta la sua vita e la sua opera rendendola il manifesto di una donna libera, consapevole, forte e orgogliosa di se stessa”.