Positive School è il nome di un centro artistico nel cuore di un sobborgo di Casablanca dove arriva il nuovo insegnante Anas, un tempo star del rap, che trova un'aula di studenti di diversa estrazione sociale uniti dall’amore per l'hip-hop ma anche un'amministrazione profondamente religiosa diffidente nei confronti di qualsiasi novità per la quale l'espressione individuale nell'abbigliamento, nella musica e nella danza, specialmente per le giovani donne, è un anatema totale. I suoi allievi vedono invece la musica come elemento di libertà, di identità e di fuga dal loro difficile quotidiano: c’è chi vive con un fratello iperprotettivo, chi in un orfanotrofio, chi ha un padre padrone violento e così via. Nonostante i loro problemi Anas spingerà i ragazzi a scrivere e a esibirsi pubblicamente organizzando un concerto che creerà scalpore e scandalo.
Con ‘Casablanca beats’, presentato l’anno scorso al Festival di Cannes, primo film marocchino a concorrere per la Palma d’oro nella storia della manifestazione, il regista Nabil Ayouch, i cui film hanno sempre avuto la periferia come protagonista principale, ci mostra un cinema sociale e politicamente coraggioso che descrive le incertezze e le speranze dei giovani del suo paese non evitando argomenti importanti e affrontandoli attraverso una celebrazione dell’hip-hop visto come una forma di musica che non solo ti permette di parlare dei tuoi problemi ma offre anche un modo per affrontare meglio le difficoltà della vita e, idealmente, anche sfuggirle.
Non a caso, i momenti più impattanti del film sono quelli in cui i giovani si infuocano dibattendo tra di loro su politica, religione, femminismo e terrorismo. Attraverso queste discussioni e la loro traduzione nelle canzoni che scrivono ed eseguono, dimostrano come i messaggi che affidano alla musica possano avere un ruolo importante nel rivoluzionare la loro società.
‘Casablanca beats’ è un musical di strada che conserva una cruda autenticità nonostante abbracci schemi drammatici spesso stereotipati e già visti – da ‘Footlose’ a ‘Saranno famosi’ - e tuttavia ha un'energia contagiosa che ci trascina nei mondi in continua evoluzione dei suoi personaggi facendolo in un modo allettante, dando una piattaforma alle giovani voci che il regista crede appassionatamente siano una forza positiva in tempi sempre più difficili.
L'hip-hop come salvezza è un credo che pulsa nel profondo del cuore di ‘Casablanca Beats’ dove grazie anche a questo il personale diventa politico. Peccato per quel finale così retorico che ricorda troppo ‘L’attimo fuggente’ ma dal momento che a causa del controllo delle major con programmi commerciali e ideologie consolidate la musica ha deviato dalle sue radici sovversive e dalla capacità di educare e insieme intrattenere, in quest’ottica il film di Ayouch che la vede invece come illuminazione, ispirazione e salvezza, diventa importante e vitale.
IL COMMENTO
Genova e AirBnb, sì alle regole ma il turismo non è un mostro
Piaggio Aero, dietro la cessione nessuna strategia politica e industriale