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Oggi festeggiamo i cinquant'anni di uno dei capolavori di un grandissimo regista, autore di film che sono entrati nella leggenda del cinema. Uscì infatti nel 1973 'Amarcord' ('Mi ricordo', in dialetto romagnolo) che valse uno dei cinque Oscar vinti (gli altri per 'La strada', 1957; 'Le notti di Cabiria', '8 ½' più uno alla carriera) a Federico Fellini, poeta visionario e surreale, narciso e malinconico, mai stanco di partorire idee, storie, suggestioni, immagini, caratteri, che ha fatto dell'autobiografismo la sua cifra stilistica più marcata. ("Sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola", disse una volta).

’Amarcord' è probabilmente il film più poetico del regista riminese, un punto di arrivo difficile da superare. Lo scrive insieme a Tonino Guerra ripensando alle proprie origini e mettendo in scena – a distanza di vent’anni dai 'Vitelloni' - i ricordi della Romagna al tempo del fascismo. Ci passano davanti i miti e il quotidiano di quel tempo: la scuola, le parate, il passaggio del Rex. Fellini miscela perfettamente amore odio e nostalgia, rileggendo il passato di quel periodo mostrandoci - come è stato detto - non solo la mediocrità del regime ma anche quella del popolo che l'ha accettato.

GENOVA - Un bagno di folla, un po' come per Al Bano l'anno precedente, per la regina del rock italiano Loredana Bertè che sul palco della Basko Arena di Cornigliano ha dato spettacolo.

Nonostante qualche intoppo iniziale che ha ritardato il suo arrivo, la cantante più trasgressiva d'Italia ha portato a circa 7mila genovesi una scaletta costellata dei suoi più famosi brani. La tappa di ieri sera a Genova è uno degli appuntamenti ufficiali del tour estivo della Bertè, che ha all'attivo 18 album e ha venduto oltre 15 milioni di dischi. Ha all'attivo 12 presenze al festival di Sanremo, numerosi premi, una intensa attività musicale e televisiva. 

"Sono sola a casa mia, che mi faccio compagnia, io che gioco con la mente, che non sono intelligente". Si è aperto con queste parole il concerto, con Amici non ne ho, brano del 1994 scritto da Loredana e musica di Philippe Leon. Immancabili poi, accanto ai classici conosciuti da tutti anche le sue amate "contaminazioni", i feet insieme agli artisti del momento come i Boomdabash, Fedez e l'indie Franco126 con "Non ti dico no" ma anche novità come la canzone scritta per lei da Luciano Ligabue, "Ho smesso di tacere". In chiusura i classici che hanno reso Loredana quella che è oggi: "Non sono una signora", "Dedicato" e l'omaggio a sua sorella Mia Martini, "Sei bellissima".

Genova, quattro mila persone a Cornigliano per Al Bano che omaggia Celentano, Michael Jackson e Paolo Villaggio - LEGGI QUI

È la prima di due iniziative in Liguria organizzate da Basko - la seconda è il concerto di Al Bano a Romito Magra in provincia della Spezia la prossima settimana, il 13 luglio. "Sono due serate che all'interno di una serie di eventi vogliono restituire valore ai territori dove operiamo", ha raccontato a Primocanale Giovanni D'Alessandro, direttore generale di Basko. 

Sarà uno spettacolo da non perdere dal momento che la sua valenza va al di là del semplice balletto rappresentando un ponte verso il futuro. Perché sabato al Festival di Nervi torna per il terzo anno consecutivo 'Stars of today meet the stars of tomorrow' dove alcuni dei più importanti esponenti artistici del panorama coreutico internazionale si esibiranno insieme a 215 tra i più promettenti nuovi talenti della danza provenienti dallo 'Youth America Gran Prix', il maggiore concorso dedicato al balletto a livello mondiale realizzato in collaborazione con le migliori scuole e compagnie: ogni anno gli organizzatori vanno in giro per il mondo e alla fine i ragazzi più bravi vengono ospitati a New York ricevendo una borsa di studio. Sabato saliranno sul palcoscenico dei Parchi di Nervi le più brillanti promesse di questa scuola.

“Per noi è un grande onore essere qui al Carlo Felice, uno dei teatri più belli del mondo e posso dirlo a ragion veduta perché noi viaggiamo molto – confessa Larissa Saveliev, fondatrice e direttore artistico dello 'Youth America Gran Prix'-".

"Abbiamo giovani studenti provenienti dall'America latina, dall'Australia, dal Sud Africa, tutti qui per passare una settimana magica in questo magnifico teatro e ai parchi di Nervi. E' il nostro terzo anno e siamo tutti molto eccitati, spero che il pubblico possa trascorrere con noi una fantastica serata”

Dal canto suo, il Sovrintendente del Carlo Felice Claudio Orazi non nasconde la propria soddisfazione: “Desidero ringraziare a nome del teatro, della città di Genova e della Regione Liguria Larissa e lo 'Youth America Gran Prix' con cui continua una straordinaria collaborazione, coronata gli anni scorsi da due grandi successi. Sono sicuro che anche quest'anno sarà così".

"Il ringraziamento va oltre a tutte le allieve e gli allievi che giungono dai cinque continenti ai loro accompagnatori, genitori e maestre, che arrivano a Genova, rimangono qui per più di dieci giorni in modo da apprezzare le bellezze della nostra città e del nostro territorio portando la testimonianza di questa bellezza in tutto il mondo”.

Il programma della serata di sabato prossimo si articola in 19 titoli con coreografie – tra gli altri – di George Balanchine, Marius Petipa, Catherine Livengood Lewellen e sir Kenneth MacMillan, con la prima assoluta di 'Aire' di Julieta Martinez e un Grand defilé d'apertura a cura di Carlos Dos Santos. Tra i momenti di maggior rilievo del programma il passo a tre del balletto 'Il corsaro' interpretato da Maria Khoreva, etoile russa del Mariinskij Ballett, che si esibirà insieme all'ucraino Vsevolod Maievskyi e a Takumi Miyake dell'American Ballett Theatre. Un momento che vedendo insieme sul palco tre fra i migliori ballerini al mondo di Russia, Ucraina e Stati Uniti in questo momento storico assume una tragica ma significativa valenza geopolitica sottolineando l'unione dei popoli attraverso l'arte e la cultura.

 

E' una mostra che assume una doppia valenza perché al di là del lato puramente artistico racconta come una vita possa improvvisamente cambiare anche in un momento in cui una metamorfosi sembra impensabile. Con la doverosa premessa che i cambiamenti vanno anche voluti e cercati. Tutto questo è racchiuso all'interno di 'In principio era il mare', al Museo Galata, che racconta la curiosa vicenda personale di Andrea Manzitti, genovese da decenni trapiantato a Milano, che dopo più di 50 anni di un'attività da broker basata fondamentalmente sulla gestione dei numeri e dei rischi per le compagnie di assicurazione si è lasciato tutto alle spalle, complice il casuale ritrovamento di una vecchia cassetta di colori regalatagli addirittura per la prima comunione.

“Devo dire che avevo sempre coltivato l'amore per il colore – confessa Manzitti a Primocanale- ma era una passione molto irregolare, fatta di alti e bassi. Quando ho smesso di lavorare mi sono reso conto che per arrivare da qualche parte e dare un senso a questa passione avevo bisogno di una guida".

"Così a Milano mi sono iscritto all'Accademia di Brera dove sto finendo il biennio del Master. Lì ho trovato indicazioni ben precise su come incanalare questo desiderio che inizialmente veniva fuori come un rigurgito sconclusionato, senza capo né coda. Ciò che presento al Galata è il frutto di un percorso iniziato cinque anni fa che mi riempie di soddisfazione”.

I suoi film hanno superato un incasso totale di oltre 4 miliardi di dollari e grazie a Rocky e Rambo si è conquistato un posto indelebile nella storia dl cinema. Volenti o nolenti Sylvester Stallone è un protagonista dello schermo che è arrivato in cima dopo inizi difficili: un passato di guardiano dello Zoo di Central Park dove puliva le gabbie dei leoni, di maschera nei cinema e perfino di porno attore. Oggi compie 77 anni e noi lo festeggiamo proprio con una clip di 'Rocky' (1976), primo film di un franchise che ne conta in tutto sei, oltre a tre spin off.

La leggenda narra che la sceneggiatura venne scritta in soli tre giorni e mezzo, inizialmente a mano, poi alla fine battuta a macchina dalla moglie Sasha. Quella storia faceva gola ai produttori Irwin Winkler e Robert Chartoff che arrivarono ad offrirgli anche 265.000 dollari per la sceneggiatura, ma Stallone aveva messo una condizione: avrebbe dovuto lui interpretare Rocky e non Burt Reynolds, James Caan o Ryan O'Neal, nomi che erano stati fatti dalla produzione. Alla fine Stallone ottenne quello che voleva e anche di più poiché si era mantenuto il 10% sugli incassi. Fece bene perché costato poco più di un milione di dollari ne incassò 225.

Per prepararsi l'attore per cinque mesi si era allenato sei ore al giorno per diventare un vero boxeur. Venne girato a basso costo in soli 28 giorni, in parti minori Stallone mise molti dei suoi parenti: suo padre Frank nel ruolo del cronometrista nella scena del combattimento, il fratello Frank jr. in quelli di un musicista di strada, persino il suo bulmastiff Butkus divenne il cane di Rocky. Il film nel giro di pochissimi mesi si rivelò un successo straordinario di pubblico e critica, sei nomination e tre Oscar vinti (miglior film, miglior regia e miglior montaggio) laureando il suo protagonista e autore come stella mondiale. Stallone divenne il terzo uomo nella storia del cinema, dopo Charlie Chaplin e Orson Welles, a ricevere la nomination all'Oscar sia come sceneggiatore che come attore per lo stesso film senza però poi aggiudicarsi nessuna statuetta.