Cronaca

Il padre Bruno ha testimoniato oggi ad Arezzo al processo dei sei portuali genovesi fermati due anni fa mentre affiggevano cartelli a Castiglion Fibocchi
58 secondi di lettura

GENOVA - "A sei mesi dalla Cassazione ancora la pena non è andata in esecuzione perché la richiesta di affidamento in prova giace in un cassetto". Sono le parole di Bruno Rossi padre di Martina, la studentessa genovese morta in Spagna il 3 agosto 2011 dopo essere precipitata dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche. Il fatto aveva portato alla condanna di due ragazzi aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, incarcerati per tre anni per tentata violenza di gruppo. 

Il padre Bruno ha testimoniato oggi ad Arezzo al processo dei sei portuali genovesi fermati due anni fa mentre affiggevano cartelli a Castiglion Fibocchi, paese dove risiedono i due imputati. "I tempi sono davvero troppo lenti" ha commentato Bruno Rossi, accompagnato dalla moglie ad Arezzo.

Sul processo tenutosi oggi, questo il commento di Bruno Rossi: "Chiedevano solo giustizia, sono bravi ragazzi, li conosco bene e non hanno fatto niente di male. Io comunque non sapevo nulla di questo". I sei, tra i 28 e i 57 anni, furono trovati in possesso di taglierini e un bastone e denunciati dalla Digos. Il processo si è aperto oggi davanti e riprenderà il 20 aprile.