Cronaca

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La grande tavolata all'aperto del centro storico attrae anche i villeggianti, cibo e musica da Canneto e sino a Pre'. Il parroco di San Siro Decaroli: "Questa condivisione è una grande ricchezza"
3 minuti e 36 secondi di lettura
di Michele Varì
Non quattromila ma ben cinquemila commensali si sono seduti fianco e fianco da Canneto il Curto e sino a Pre', passando da Banchi, via San Luca e via del Campo, una direttrice, un palpitante filo di Arianna di persone lungo oltre un chilometro, fra le bellezze e monumenti della città vecchia, tutto il resto, il degrado e le insicurezze di alcune zone, stasera, sono spariti, non si vedono, relegati, nascosti dalla vita che si riappropria dei suoi carruggi, con brusii, chiacchiericci, canzoni, urla di adulti e di bambini che giocano a rincorrersi.

L'edizione 2025 della Cena Condivisa organizzata dal e nel "paese" pieno di buchi neri e contraddizioni, ma pure di umanità, che è il centro storico, è andata aldilà di ogni rosea aspettativa, come ammette a Primocanale il portavoce Christian Spadarotto, da cui l'anno scorso è partita l'idea di condividere non solo il tempo e le esperienze ma anche il cibo, "tu porti la pasta al pesto, io il cus cus o le empanda", birra e vino e anche the.

Una cena con anche tanta musica, i tam tam africani e le chitarre di chi ha intonato le canzoni di De Andrè o anche di Dalla e di Zucchero. Per stare insieme vale tutto. Anche giocare a carte, o stappare uno spumante, assaporare qualche bicchiere in più, insomma per una sera una movida allargata in quasi tutte le vie principali, dove nessuno però  protesta perchè a intonare i cori sotto le finestre sono gli stessi abitanti. Un movida, la Cena Condivisa, mai esagerata, perché prime delle 23 grande parte della tavolata è già stata smantellata, dai volontari e dagli scout. E i vicoli tornano silenziosi e vuoti, con tanto di spacciatori che tornano subito a fare capolino da vico Mele a via San Luca.
La grande macchina organizzativa della maxi cena grazie a tanti sponsor è un orologio svizzero. Un successo che ha visto la partecipazione anche di tanti turisti, "avevamo quattromila prenotazioni" ha detto Spadarotto, "ma qui stasera si sono seduti a tavole altre mille persone, molti anche i villeggianti, alcuni forse venuti apposta in vacanza a Genova per partecipare alla tavolata nei vicoli". "Cena condivisa che mette insieme le persone mentre nel mondo si alzano muri e steccati, si fanno guerre, questo è il messaggio che deve uscire questa sera dalla città vecchia", ribadisce Spadarotto, che ci ha sempre creduto, lui che vive nell'ex ghetto, uno dei punti più complicati.

Molti i nomi noti che hanno voluto esserci, politici di centro destra e di centro sinistra, Da Ilaria Cavo a Silvia Salis, dal Alberto Pandolfo all'assessore Enrico Costa; c'è pure Rossella, la portavoce delle transessuali dell'ex ghetto che scrive libri. E poi c'è il "sindaco" di piazza Banchi Alberto Scotto, che con la sua maglietta del "Genoa Club in Banchi" già alle 23, scopa e paletta, sta già spazzando la piazza e i suoi dintorni.

Più in là, verso Prè, ecco, con la consorte al fianco, lo scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer che da anni ha scelto la città vecchia come luogo dove vivere e trarre ispirazioni per i suoi libri, e poi ci sono tantissimi studenti, famiglie di ogni entnia, abitanti di altri quartieri. Bello poi vedere i vicoli di Prè come vico Primo dello Scalo e vico Largo che di giorno e di notte pullulano di spacciatori, ora ritrovo solo di ragazzi in festa che cantano a squarcia gola "Maledetta Primavera".

A un tavolo è seduto anche un prete, padre Andrea Decaroli, dell'oratorio di San Filippo e parroco della basilica di San Siro, "la prima cattedrale di Genova", come precisa lui con orgoglio: "Queste iniziative sono importanti perché aiutano il centro storico e tutti coloro che ne sono innamorati, come gli abitanti, - sottolinea - e aiutano la città a comprendere che il centro storico è bello e pieno di vita e di risorse, certo ha anche i suoi problemi, le sue povertà, ma non è solo quello, è qualcosa di molto più ricco, un organismo vivo e tutti i vivi attraversano momenti felici e meno felici, ma sino a quando vivono possono migliorare, respirano, palpitano e poi i problemi si affrontano, io sono nato nel centro storico, a Sarzano, e dopo anni passati lontano ci sono tornato, la grande bellezza, oltre il concentrato di storia, cultura, architettura, eccetera, è la sua grande varietà di abitanti che quando sta spalla a spalla, fianco a fianco, come stasera, è veramente una ricchezza".

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