
Genovesi poco interessati o hanno solo paura di rivivere una tragedia che ha segnato la città e fa ancora molto male e pure rabbia, o forse, altra ipotesi, la promozione del memoriale che ricorda il crollo di Ponte Morandi inaugurato a metà dicembre non è stata adeguata all'importanza e sono ancora molti coloro che non sanno che sotto il nuovo ponte esiste un toccante e interessante luogo della memoria voluto dalle famiglie delle 43 vittime.
Duecento ingressi al mese
Molte le spiegazioni possibili per spiegare un avvilente flop, visto che dal giorno dell'apertura del Memoriale in media a visitarlo ogni giorno sono state solo otto persone, circa 200 visitatori al mese, numero che non sembra decollare neppure nel mese di marzo.
Indicazioni poco precise per l'ingresso
Nel ribadire che l'ingresso al memoriale è gratuito, di certo non aiuta, come dicono alcuni dei visitatori incrociati domenica scorsa nel Memoriale, il fatto che l'area intorno al memoriale sia ancora un cantiere e l'ingresso più comodo per chi arriva da via Fillak e con la metropolitana da Certosa (per i genovesi gratuita anche questa) sia chiuso e non esiste un'indicazione chiara che inviti a girare l'angolo e andare in via Argine Polcevera e percorrere altri quasi cento metri per trovare l'ingresso e l'area riservata ai parcheggi. Molti visitatori infatti si fermano di fronte alla prima porta chiusa e tornano indietro.
Cercasi scolaresche
Salta agli occhi anche che i grandi assenti sono i giovani, e soprattutto le scolaresche dei ragazzi delle scuole medie e superiori, che dovrebbero avere quasi l'obbligo morale di visitare un posto molto importante per conoscere e riflettere sulla storia recente non solo della città. Scolaresche che farebbero schizzare il numero dei visitatori.
I pochi visitatori? Architetti, prof e medici
Domenica scorsa tutti i pochi visitatori intercettati erano pensionati, e tutti anche di livello culturale medio alto, medici, architetti, insegnanti. Tutti molto colpiti e d'accordo che la visita al memoriale è molto utile e lascia il segno. 
Adriana Serra, ex insegnante di italiano: "A guardare il memoriale viene una grande tristezza, ma permette di capire bene cosa è accaduto, è fatto molto bene, io mi sono fatta l'idea che questo ponte aveva già difetti e non si è curata la manutenzione, una tragedia annunciata che si poteva prevedere, come ricordo quel giorno? Pioveva tantissimo e mi è arrivata una telefonata di un'amica che mi ha detto, "è crollato il ponte", ho capito subito che era una  tragedia".
Chi lo vede lo promuove
Anche Sandro Costa, un altro pensionato, promuove il Memoriale: "È fatto molto bene, è efficace e trasmette informazioni e la storia è molto interessante anche se tragica, dico anche che emerge che è stato fatto un grossissimo lavoro per la ricostruzione e la sistemazione delle persone che hanno subito danni".
Fra coloro che criticano le informazioni c'è Massimo Porlezza, medico in pensione del Gaslini, "temevamo che fosse la radura della memoria di via Fillak fosse il memoriale, poi abbiamo scoperto che non è così. Naturalmente non è un posto allegro, la costruzione però è stata fatta bene, moderna, dotata di servizi adeguati, i ricordi, sia quelli sonori, drammatici, sia quelli visivi, lasciano il segno, e lo hanno lasciato in modo talmente forte che probabilmente non ci torneremo più.
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