
Sarà l'ex padre-padrone di Autostrada per l'Italia Castellucci a dire non solo simbolicamente l'ultima parola dell'istruttoria del processo sul crollo di ponte Morandi che il 26 marzo, con la fine delle dichiarazioni spontanee dei quattordici dei 58 imputati che hanno deciso di farle, dopo due anni e 8 mesi di dibattimento si avvia verso la fine.
Poi dopo la presentazione degli ultimi documenti delle parti, ed eventuali altre richieste di prove, entro la pausa estiva i pubblici ministeri Cotugno e Airoldi, anche grazie al deposito della maxi memoria di quasi 7 mila pagine del pm, Terrile, nel frattempo andato in pensione, dovrebbero fare la requisitoria e chiedere le pene.
Poi in autunno ci sarà spazio alle difese, eventuali repliche delle parti e quindi l'attesa sentenza, che potrebbe arrivare entro i primi mesi del 2026. Fra quasi un anno.
Egle Possetti, portavoce delle famiglie delle vittime, è soddisfatta dei tempi di un processo molto complesso e ringrazia la procura e i giudici per l'impegno e il fitto calendario di udienze garantito, ma ribadisce che le tempistiche della giustizia per tragedia come queste "sono ancora troppo lunghe e andrebbero accorciate, inoltre bisognerebbe, cambiare le normative per evitare l'incubo della prescrizione, un vilipendio ulteriore per le vittime che condiziona anche il lavoro dei giudici".
Sulla sentenza Possetti è ottimista, "ma siccome ci sono interessi molto importanti noi", aggiunge, "con il nostro legale e il nostro consulente, saremmo vigili sino all'ultimo giorno".
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