Cronaca

I nomadi devono essere sfrattati per fare posto al cantiere, ma non accettano la nuova area, "pericolosa perché è sotto l'autostrada". Dopo i deludenti incontri a Tursi, dicono i gitani, "la nostra speranza ora è riposta nel nuovo assessore Enrico Costa"
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di Michele Varì
Nuovo ostacolo alla realizzazione della Gronda autostradale della Valpolcevera, a dire no sono i circa duecento sinti che devono lasciare il loro storico campo di via Nostra Signora della Guardia di Bolzaneto per fare posto al cantiere dell'opera, gitani sul piede di guerra perché a loro dire la nuova area imposta dal Comune di Genova in Lungo torrente Secca (nella foto) non è adeguata, pericolosa e inquinata, e fra l'altro presentata a scatola chiusa, senza la possibilità di un dialogo. 

Nomadi duri: "Non  andremo mai in quel campo"

I nomadi la scorsa settimana sono stati ricevuti negli uffici comunali del Matitone dall'allora assessore ai Servizi Sociali Lorenza Rosso, ora sostituita da Enrico Costa. Rosso, che abbiamo provato a contattare senza avere risposte, a dire dei sinti, non ha lasciato spazio a mediazioni o alternative, "noi però non andremo mai nell'area che ci è stata proposta" dicono i nomadi.

L'area non piace perché situata sotto il tracciato dell'autostrada con il rischio che i veicoli possano cadere sui nuclei abitativi del campo, non solo, per lo stesso motivo il campo è immerso in una cappa di smog prodotto dai veicoli, un livello di inquinamento inaccettabile, come si può evincere anche dalla foto. 

La speranza nel nuovo assessore Costa

Una delle poche speranze a prima vista per evitare un braccio di ferro fra nomadi e amministrazione è l'arrivo di un nuovo assessore come Enrico Costa, animatore del Centro di Solidarietà figura di sicura garanzia in quanto ad attenzione alle fasce deboli. Costa si è appena insediato e per ora non può dire nulla, ma fa sapere che si interesserà alle questioni poste dai sinti. E già questo, filtra dai nomadi, è un punto di partenza sino a ieri insperato.

Kevin il portavoce: "Area piccola e vicina a un fiume"

A parlare per gli gitani è Kevin: "Quell'area è troppo piccola, non siamo duecento, lì ce ne stanno al massimo 100, non c'è una fascia di sicurezza fra l'autostrada e l'area delle nostre casette, non c'è neppure spazio tra un'abitazione e l'altra visto che ci sono 30 o 40 centimetri, le basi di cemento dei moduli abitativi troppo basse in caso di pioggia si allagheranno e così dureranno al massimo dieci mesi, oltretutto oltre all'autostrada a quattro metri di distanza c'è un fiume che in caso di esondazione investirebbe il campo".

"Siamo a Bolzaneto, qui dall'89"

I sinti piemontesi sono nell'area di via Nostra Signora della Guardia dal 1989, "lavoriamo tutti e in regola - spiega Kevin, come a prevenire domande sulla presenza nel campo di ospiti che vivono alla giornata. Il nomade poi torna sulla loro posizione: "Noi diciamo no a quell'area perché vogliamo vivere e non sopravvivere, lì saremmo stretti visto che le casette sono 4 metri per 3, come fa una famiglia di quattro persone, due adulti e due bambini a vivere in questi spazi, non ci sta un letto o un divano, è dal 2016 che facciamo riunioni con la giunta del sindaco Bucci per il nostro trasferimento, ma a cosa è servito parlare se poi hanno deciso senza tenere conto del nostro parere. E dire che il Comune non spende una lira perché a pagare è Autostrade che costruirà la Gronda. Noi abbiamo proposto altri terreni di proprietà del Comune, in zona, ma non ci hanno mai ascoltato, neppure presi in considerazione".

"Lavoro perché non sanno che sono un nomade"

Kevin risponde anche alla domanda se sarebbero disposti a vivere in una casa popolare: "Tanti ci vivono già, ma altri non vogliono lasciare i campi perché hanno sempre vissuto così, all'aria aperta, qui c'è chi lavora al Luna Park, chi in alcune aziende, nei ristoranti, come gli altri cittadini. Io in casa ci vivrei, ci ho vissuto, ma dopo un po' soffro in un'abitazione, preferisco stare all'aria aperta, perché sono cresciuto in un campo, come i mie genitori e i mie nonni".
Il nomade poi svela perché non vuole farsi fotografare o riprendere in viso: "Io ho un lavoro normale e sto bene perché nessuno sa che sono un sinti, ma se mostrassi il mio viso potrei avere molti problemi e anche perdere il posto. I nomadi fanno ancora paura".


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