GENOVA - Aumentano a Genova i reati di genere contro le fasce deboli, contro le donne, che passano da 705 a 987 e allarme per le baby gang. "Si assiste a un progressivo aumento della perpetrazione di tali condotte e non ci si può esimere dall'interrogarsi sull'origine di tale incremento". È quanto emerge dalla relazione della presidente della corte d'appello di Genova Elisabetta Vidali all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
"Deve anzitutto rilevarsi che si tratta di tipologie di reato che solo recentemente, per una svolta propriamente culturale, hanno registrato una maggiore emersione rispetto al silenzio serbato da sempre su comportamenti ritenuti privati e consumati all'interno della famiglia", spiega Vidali.
"Va detto poi che al progressivo aumento delle denunce per maltrattamenti non corrisponde fisiologicamente la conclusione del procedimento con la condanna, risultando frequenti le ritrattazioni da parte della denunziante, talvolta fondate su un effettivo recupero del rapporto interpersonale col denunciato, talaltra sul ridimensionamento dei contenuti stessi della denunzia, rivelatasi scaturire più che altro da una conflittualità interpersonale o motivi economici, o, più frequentemente, ridimensionati sulla spinta di ulteriori intimidazioni, che causano un timore incombente per l'aggravato stato di soggezione".
In Liguria e a Massa più reati commessi da minori rispetto a Milano, Torino e Firenze. "Si è assistito un allarmante aumento delle iscrizioni di notizie di reato del 38,9% - dice ancora Vidali -. I minori imputabili censiti in Liguria e nella provincia di Massa sono 54.850 e si riscontra un rapporto di 335 reati ogni 10.000 minori imputabili. Utilizzando i medesimi criteri nel distretto di Milano, si registrano invece 165 reati, nel distretto confinante di Torino 146 e nel distretto di Firenze 172".
"Val la pena di rammentare in proposito che una buona parte dei reati commessi dai minorenni vedono come parte offesa a loro volta un minorenne", prosegue Vidali. "In aumento il problema della sofferenza psichiatrica del minore, che registra l'assenza di una adeguata e moderna disciplina delle misure di sicurezza per i minorenni. Da questi dati emerge dunque come l'ordinamento non riesca ad affrontare sul piano sanitario il malessere minorile, non potendosi dimenticare che il carcere non è un luogo di cura e che il processo penale e la pena non possono sostituire la risposta terapeutica", conclude la presidente.
Nelle carceri della Liguria e di Massa "permangono le condizioni di grave sovraffollamento carcerario" spiega ancora Elisabetta Vidali. "Al 30 giugno 2023 sono presenti 1625 detenuti nel distretto (rispetto ai 1.539 detenuti presenti al 30.6.22) a fronte di una capienza regolamentare di 1284 detenuti. In termini assoluti le carenze risultano più accentuate negli istituti della città di Genova, con una percentuale di sovraffollamento particolarmente elevata per Marassi (percentuale del 30,65%) e per Pontedecimo (47,91%), oltre che per Imperia, con una percentuale di sovraffollamento del 35,84% e Massa con sovraffollamento del 30%". Tali cifre portano a "un sempre maggior numero di ricorsi in materia di rimedi risarcitori per l'espiazione pena in condizioni inumane e degradanti, in violazione dell'art. 3 della Cedu".
Dall'altro lato "la normativa introdotta con la riforma Cartabia in materia di pene sostitutive non ha avuto a oggi alcun impatto significativo sull'Ufficio di sorveglianza, essendo del tutto irrilevante il numero delle applicazioni di dette pene in sede di cognizione" la conclusione della presidente.
Duro l'intervento Domenico Pellegrini, presidente della giunta ligure della Associazione nazionale magistrati: "Si fa fatica a intravedere una scelta che almeno tenti di risolvere un problema, non si contano, invece, le scelte che certamente li aggravano. Si parla, invece, di ridurre le intercettazioni perché costano troppo, secretare le ordinanze di custodia cautelare e impedire alla stampa di fare il suo lavoro, introdurre tre gip per decidere una misura cautelare (paralizzando i piccoli tribunali), gerarchizzare le Procure sottoponendo il pubblico ministero al controllo politico, modificare per la quarta volta in pochi anni la prescrizione, aumentare continuamente le pene per i più svariati reati, a fronte di un sistema carcerario che è tornato a oltre 63 mila detenuti con numerosissimi suicidi, attaccare e delegittimare i singoli giudici attraverso un dossieraggio mediatico sulla persona, creare, in definitiva un giudice conformista, preoccupato delle pagelle e delle statistiche e non della qualità della giurisdizione". "Se questa è la politica giudiziaria attuale - conclude il presidente - forse la prossima cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario potrebbe essere molto più breve di questa: basterà appendere fuori della porta il cartello chiuso per fallimento"
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IL COMMENTO
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