GENOVA - Su 4.891 persone che si sono rivolte ai centri d'ascolto della Caritas a Genova l'anno scorso per chiedere aiuto, 1.222 sono lavoratori poveri, ossia persone a cui non manca il lavoro, ma il reddito per una vita dignitosa.
È la criticità segnalata dalla Caritas diocesana di Genova nel 'Rapporto 2023 su povertà ed esclusione sociale in Italia' presentato alla vigilia della settima Giornata mondiale dei poveri in programma il 19 novembre. Secondo la Caritas emerge che il 25%, una persona su quattro, che "si rivolge ai centri d'ascolto della diocesi di Genova dispone di un lavoro a tempo indeterminato ma con un reddito non sufficiente a far fronte alle normali spese di una famiglia, tra cui la spesa per la conduzione della casa, l'affitto, l'amministrazione o le utenze, che assorbono oltre il 50% delle entrate del nucleo famigliare".
Quasi la metà delle persone che accedono ai centri d'ascolto genovesi ha la licenza media inferiore: il 42,5% ha una licenza media inferiore, il 16,9% nessun titolo, il 14,8% una licenza media superiore, il 12,6% una licenza elementare, il 7,8 un diploma professionale, il 4% una laurea e 1,5% risulta essere analfabeta. Come a livello nazionale, anche a Genova si registra quindi un forte correlazione tra povertà e livelli di istruzione bassi o molto bassi.
Nel corso del 2022 i centri d'ascolto della diocesi hanno erogato aiuti economici per un ammontare complessivo di oltre un milione e 22mila euro: il 62,6% è stato destinato alle spese dell'abitare, per lo più per il pagamento di utenze domestiche e affitti in un contesto aggravato dall'inflazione.
IL COMMENTO
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