GENOVA - Sarà un processo lampo quello che vede imputato Filippo Giribaldi (foto), il portuale ed esponente del movimento No vax di 42 anni che il 25 aprile ha ucciso con un colpo di pistola in strada a Genova il rivale Manuel Di Palo, ex esponente di CasaPound. Oggi il pm Eugenia Menichetti e i difensori Chiara Antola e Paolo Scovazzi hanno rinunciato a sentire tutti i testimoni.
L'udienza è così partita subito con l'esame dell'imputato che ha ripercorso quanto successo quel giorno e nelle settimane precedenti. "La mia amica mi diceva che Di Paolo e il suo amico si erano impadroniti della sua casa - ha spiegato il portuale ai giudici della corte d'assise - al punto che si attaccavano al citofono a qualsiasi ora. Prendevano a calci la porta di casa finché lei non apriva. Per loro era consuetudine andare comprare dosi e poi andare da lei dove veniva usata".
"A me lo diceva - ha proseguito Giribaldi - non so se era intimorita e non diceva nulla a loro. A me quel giorno lo disse che la preoccupava l'arrivo dei due da lì a poco. Lei li ospitava, per avere le dosi era arrivata a scambiare il suo corpo. E non era più libera di fare quello che voleva". "Venivo da sei giorni in cui non dormivo e andavo avanti a consumare crack. La mia amica mi chiamò una seconda volta prima che andassi da lei e c'erano i due. Le dissi di mettere a viva voce e dissi a Di Palo di lasciarci liberi un'ora. Lui disse 'ok ma prima dobbiamo parlare'.
La cosa mi preoccupò e allora andai a prendere la pistola, presi il coltello, misi i guanti e le noccoliere. Non sapevo quanti fossero - ha continuato Giribaldi -. In questi mesi maturato senso di pentimento quotidiano. Ho distrutto una vita, ho distrutto la mia vita per colpa della droga", ha concluso. La prossima udienza è prevista per il 10 novembre quando parlerà un amico di Giribaldi. Poi a dicembre sono previste le discussioni e la sentenza".
IL COMMENTO
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