GENOVA - Libertà: è la parola intonata in diversi cori dai detenuti del carcere di Marassi dopo che un uomo di origine magrebine è riuscito a scavalcare la recinzione del cortile passeggi e salire sul tetto del panificio dell'Istituto.
Il detenuto, in segno di protesta, ha iniziato a distruggere diverse parti del tetto su cui si trovava e le ha lanciate in strada, in corso De Stefanis. Diversi pezzi di metallo e plastica hanno raggiunto la carreggiata senza ferire nessuno.
Immediatamente dopo l'arrivo dei carabinieri e dei vertici della polizia penitenziaria sono iniziate le trattative con il detenuto, raggiunto con l'autoscala dai vigili del fuoco: c'è voluto più di un'ora per convincere il magrebino a scendere dal tetto. Ancora non è chiaro il motivo per cui l'uomo sia ricorso a questo gesto estremo, anche se la situazione difficile tra sovraffollamento e detenuti con problemi psichiatrici viene denunciata dai sindacati da molto tempo.
La strada è stata chiusa per diverso tempo in via precauzionale. L'uomo è stato fatto scendere poi verso le 15:40, dopo più di un'ora di trattativa. Una volta a terra ha fumato una sigaretta ed è rientrato in carcere.
"Siamo alle prese con un ennesimo gesto di protesta estremo di un detenuto nelle nostre prigioni - scrive in una nota Fabio Pagani, segretario regionale della UilPa Polizia penitenziaria - che da un lato è indice del disagio in cui versa l'utenza, specie quella affetta da patologie psichiatriche e che rimane pressoché abbandonata a se stessa, dall'altro conclama la vulnerabilità del sistema penitenziario le cui sorti si reggono per quel che è possibile esclusivamente sul diuturno sacrificio degli operatori, primi fra tutti quelli del Corpo di polizia penitenziaria in sottorganico di 18 mila unità".
La settimana scorsa per diversi giorni i detenuti hanno protestato a causa dell'aumento del costo della spesa interna al penitenziario (LEGGI QUI). "La situazione interna a Marassi risente indubbiamente dei ritardi legati ancora alla mancata distribuzione dei generi alimentari del “sopravvitto”, indipendenti dalla volontà della polizia penitenziaria ma piuttosto di responsabilità dei burocrati che non indossano da nostra divisa. Per fortuna, buona parte dei detenuti ha dimostrato e dimostra un senso di responsabilità maggiore di chi propala notizie false e tendenziose" ha detto il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece.
Non sono chiare le ragioni che hanno indotto il detenuto a salire sul tetto ed a protestare: "Questi sono i regali del Provveditorato regionale di Torino", denuncia il segretario ligure del Sappe Vincenzo Tristaino. "Stiamo parlando di un detenuto sfollato dal Piemonte e mandato nella discarica ligure dall’ufficio detenuti del Provveditorato. Sono anni che denunciamo come la Liguria sia straziata da questa politica. Ci stanno davvero affossando. Non è possibile che nessuno paghi".
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