Sovraffollamento, aggressioni, minacce, tentati suicidi e chi più ne ha, più ne metta. È di qualche giorno fa la notizia di un detenuto del carcere della Spezia che ha agguantato l'infermiera del penitenziario dopo che la donna si era rifiutata di prescrivergli una crema per cicatrici: le ha messo le mani al collo e ha stretto, sperando, probabilmente, di ucciderla.
A salvarla solo i suoi riflessi, grazie ai quali è riuscita a divincolarsi giusto in tempo per far intervenire i poliziotti penitenziari presenti. Violenza, come spesso accade. Ma proprio da questo ultimo episodio dalla politica è arrivato il suggerimento di dotare gli agenti del taser.
La pistola elettrica, che invece di uccidere paralizza temporaneamente, è stata introdotta per la prima volta nel Regno Unito nel 2004. Allora potevano utilizzarla solo gli agenti in Inghilterra e in Galles, per un numero limitato di operazioni nel caso in cui la loro vita o la sicurezza pubblica fosse stata in pericolo. Oggi, l'uso del taser è più sdoganato ed è già stato adottato da molti organi di polizia. A Genova la Polizia Locale lo imbraccia da gennaio 2023. Ma il taser come potrebbe aiutare una categoria che, da tempo, denuncia i problemi di cui la violenza è solo la conseguenza?
Parliamo di un sovraffollamento cronico, una situazione che a detta dei sindacati peggiora di giorno in giorno, che si va ad aggiungere al grave problema dei pazienti psichiatrici e dei pochi strumenti che i penitenziari hanno per trattarli al meglio.
Secondo l'associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti umani nel sistema penale e penitenziario, gli istituti italiani potrebbero ospitare, al massimo, poco più di 51mila persone, anche se oltre 3mila posti non sarebbero realmente disponibili.
Al 30 aprile 2023 i detenuti presenti nelle carceri del nostro Paese erano 56,7 mila, dunque 9 mila in più rispetto alla capienza regolamentare, con un tasso di sovraffollamento pari in media al 119 per cento. In Liguria la media è ancora più alta, con un valore di 131%. Nel carcere di Marassi, a Genova, nel 2022 si contavano 717 detenuti con una capienza, di regola, che si aggira intorno ai 550 posti.
Ma il sovraffollamento è la punta dell'iceberg. Nel 2022 il 40% dei reclusi, cioè circa 25mila sugli oltre 57mila del totale, era sottoposto a qualche tipo di cura psichiatrica. Il 30% di questi erano tossicodipendenti.
Diventa difficile, dati alla mano, pensare al taser come soluzione alla violenza. Forse sì, un'arma, scusate il gioco di parole, utile quando si è davanti a un detenuto che strangola un infermiera, ma sempre un 'tapullo' al vero problema.
E per questo, insieme al taser ai poliziotti penitenziari, mi metto dalla parte delle tante associazioni che chiedono di studiare percorsi che vadano oltre il carcere, almeno per una parte delle persone che seguono una cura psichiatrica.
IL COMMENTO
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